Nuovi elementi, nuovi interrogativi. Ebbene, dopo le dichiarazioni incongruenti fornite in questi giorni da Veronica Panarello, la mamma dEl piccolo Loris Stival, emerge un particolare ancora più ambiguo. Durante una visita a casa Stival, lunedì scorso Veronica avrebbe consegnato ad una maestra delle “misteriose fascette” sostenendo che fossero per un progetto di scienze di cui, però, le insegnanti non hanno alcuna memoria.
Un particolare apparentemente insignificante, ma non in questo caso. Gli accertamenti eseguiti ieri da un nuovo medico legale confermano che l’«arma» del delitto è proprio una fascetta da elettricista, che combacia con quelle del mazzo dato da Veronica. Uno di quel lacci plastificati che una volta stretti non si possono più riaprire se non tagliandoli. Se questa versione fosse quella reale si spiegherebbe il segno verticale sul collo (una sorta di graffio) che si ipotizza sia stato lasciato da un paio di forbici. Non a caso fra i tanti oggetti sequestrati a casa di Veronica c’è proprio un paio di forbici sulle quali si faranno accertamenti per studiare la compatibilità con i segni sul collo e per rintracciare eventuali residui biologici. Di quest’ipotetica fascetta usata per strangolare Loris per ora non c’è traccia da nessuna parte, nemmeno nel mazzo consegnato da Veronica alla maestra. Gli inquirenti si attendono molto anche dall’esame del Dna trovato sotto le unghie di Loris: il bambino, infatti, potrebbe aver graffiato il suo assassino e tracce genetiche potrebbero essere rimaste.
Troppe cose non tornano nei racconti della mamma del piccolo Loris, scomparso lo scorso sabato e trovato morto nelle campagne di Santa Croce Camerina (Ragusa), disteso fra i canneti di un vecchio mulino. Ad oggi, Veronica Panarello continua a essere sospettata ma non indagata e mentre il suo avvocato, Francesco Villardita, ribadisce la versione dichiarata alle autorità, in Procura incrociano dati e deposizioni che mettono a fuoco contraddizioni evidenti fra un verbale e l’altro. Racconti con discrepanze macroscopiche che è difficile leggere come il frutto di un momento di confusione. Versioni diverse che sono accomunate da una sola deduzione: Veronica mente. A questo punto, per comprendere meglio le dinamiche del caso occorre partire dall’inizio.
Il giorno della scomparsa – Sono le ore 8 di sabato 29 novembre: da una registrazione di una telecamera privata è possibile scorgere una Polo nera parcheggiata in strada, si vedono madre e due figli che escono di casa e si avvicinano all’auto. Sono Veronica, Diego e Loris. Quest’ultimo è particolarmente nervoso, la madre lo tiene fermo e lui oppone resistenza, non vuole salire in auto e prosegue da solo sul marciapiede. Probabilmente hanno discusso, il bambino non voleva andare a scuola in questi giorni, sosteneva di essere preso in giro e aveva fatto molte assenze negli ultimi tempi. Veronica butta la spazzatura (anche questo, particolare contraddittorio dalle sue dichiarazioni) e chiude la portiera della macchina di scatto.
La risoluzione delle immagini è poco chiara, ma grazie a dei software è possibile renderla più riconoscibile: poco dopo Loris sale a bordo, ora sono in tre sulla Polo in moto. Sono le 8,45 circa quando la madre torna nella sua abitazione e da questo momento non sappiamo cosa sia successo. Nella ricostruzione c’è infatti un vuoto fra le 9 e le 10 che non permette di dimostrare, contrariamente a quanto afferma Veronica, che il bambino è stato accompagnato effettivamente fino ai cancelli della scuola.
La denuncia – Perché tutta questa fiscalita’ negli orari? Sono troppe le discordanze con ciò che viene detto dalla mamma di Loris quella mattina: ha davvero lasciato suo figlio all’ingresso della scuola? I cani della polizia seguono le tracce del bambino vicino alla scuola per qualche metro e poi non fiutano il suo odore. Non viene scartata l’ipotesi che la macchina di Veronica si sia fermata nel punto in cui ha sempre detto di avere fatto scendere il figlio, salvo nascondere che è stata lei stessa a riprenderlo a bordo.
Per quale motivo, poi, Veronica ha evitato di rivolgersi da subito alle maestre per chiedere dove fosse suo figlio? Quel giorno ha fatto cose che chi indaga definisce «non logiche». Come rivolgersi immediatamente ai vigili urbani quando ha realizzato che suo figlio non fosse uscito da scuola con gli altri bambini. Lei racconta quei minuti in due modi: prima dice che ha parlato con i compagni di classe e le maestre (cosa che non risulterebbe), poi le maestre scompaiono dalla sua testimonianza.
E poi, come anticipato, c’è la storia del sacchetto dei rifiuti buttato via ad un chilometro dal luogo del ritrovamento del bimbo e in un punto lontano da casa. Nel primo verbale lei non ne parla, nel secondo lo cita dicendo di averlo gettato dove ci sono dei cassonetti. Ma le immagini registrano lei che lo butta per strada. E poi perché così lontano? Quando glielo chiedono risponde con una versione ritenuta abbastanza inverosimile: dall’altra parte ci sono «i romeni che rubano i sacchetti».
Le indagini, gl’interrogatori e la perquisizione – Veronica viene sentita da polizia e carabinieri due volte: alle 20.30 di sabato 29 novembre, quattro ore dopo il ritrovamento di Loris nel fosso di Mulino Vecchio, e domenica 30, nel pomeriggio. «Come al solito – mette a verbale il 29 novembre – ho provveduto ad accompagnare mio figlio a scuola, ma siccome eravamo in ritardo e c’era traffico ho lasciato Loris a circa 500 metri dalla scuola». Il giorno dopo quei 500 metri si riducono: «Mi sono fermata a poche decine di metri dall’ingresso della scuola, dove ho fatto scendere Loris».
Sono le 16 del 4 dicembre quando una squadra di agenti della Polizia scientifica si presenta a casa Stival, vestiti in tuta bianca e mascherina. Si inizia una perquisizione in piena regola in casa della vittima, anche se il magistrato rifiuta di classificarla come tale. Gli esperti della Scientifica andranno avanti per 5 ore, stanza dopo stanza, usando anche il Luminol (che è il metodo per scovare le tracce di sangue anche quando vengono lavate). In buona sostanza esaminano casa Stival come se fosse la scena di un crimine.
Nuovi elementi, nuovi interrogativi – Attualmente proseguono le indagini sulla signora Stival, nel frattempo ogni suo spostamento è stato verificato. Così i suoi contatti. La polizia sa che effettivamente attorno alle 10 è uscita di nuovo di casa (le solite telecamere) e ha poi partecipato ad una lezione di cucina. Già, ma che cosa accade tra le 9 e le 10? Per quale motivo ha accennato a dei ragazzi più grandi fra le amicizie di Loris? A far luce, Veronica Stival sarà nuovamente chiamata a rispondere davanti agli investigatori (che nel frattempo stanno controllando i tabulati del suo telefonino).
di Barbara Polidori