Da questa mattina una donna ha fermato il suo camper davanti il Palazzo di Giustizia di Roma. E’ lì, in silenzio. Si chiama Rossella Accardo, è arrivata da Palermo e ha deciso che non si muoverà di lì finché non avrà risposte. La sua storia l’abbiamo raccontata QUI e QUI . E’ una storia terribile, iniziata il 3 agosto 2007 con la scomparsa nel nulla dell’ex marito Antonio e del figlio Stefano, 23 anni. Un’assenza di dieci minuti: e che dura da sette anni. Il 6 gennaio 2009, l’altro figlio, Marco, 22 anni, decideva di gettarsi nel vuoto, sotto il peso di una storia devastante e forse per non aver fermato, in quella mattina di agosto, il fratello, di cui sapeva che sarebbe andato col padre a discutere qualcosa di grave, qualcosa di lavoro. Una storia che ha sullo sfondo un cantiere edile di Isola delle Femmine, consulenze, amici eccellenti o chiacchierati (Francesco Paolo Alamia, Dario Lopez), un padre che vuole farsi largo nell’edilizia e che prende con sé a lavorare uno dei figli. E poi un pentito di mafia, che coinvolge il boss della zona, Salvatore Lo Piccolo.
Potremmo scrivere che Rossella è una madre coraggio, ma siamo sicuri che qualcun altro userà questa frase fatta. Qui non si tratta più di coraggio: quando hai perso due figli non so più se sia il coraggio o la disperazione a muoverti ed a farti alzare la mattina; se sia il bisogno di avere almeno giustizia, di trovare una faccia ed un nome a chi ti ha portato via la vita. La tua vita.
Il 2 novembre scorso Rossella ha deciso di non parlare più, né fuori né dentro casa: sciopero del silenzio, visto che le sue parole e la sua richiesta di giustizia (e di essere ricevuta dal facente funzioni del Procuratore della Repubblica di Palermo) rimanevano inascoltate. Visto che le domande restavano senza risposte. Per intervistarla, sono dovuto ricorrere all’ aiuto prezioso di Federica Maceratesi ed abbiamo fatto così: io facevo le domande e Rossella scriveva le risposte su dei pizzini.
Rossella, che succede? “Sette anni che urlo e non mi s’è filata nessuno, adesso sono muta e si sta muovendo tutto”. Poi si ferma, prende un altro foglietto: “Resto no stop davanti alla città giudiziaria col camper…dovranno pur ascoltarmi”.
Cosa chiede Rossella? Chiede ad alta voce che siano riaperte le indagini sul caso Maiorana, che finora è stato trattato con leggerezza. Siamo infatti alla seconda richiesta di archiviazione da parte della Procura. La prima era stata fatta il 26 luglio 2010; e Rossella s’era opposta, dicendo che molte indagini potevano ancora esser fatte. Il Gip le dette ascolto un anno dopo. Ma non è che poi siano stati fatti chissà quali nuovi accertamenti: giusto l’uso del georadar per cercare i corpi, peraltro in una ex fabbrica che, quel 3 agosto, funzionava ancora, dove quindi non c’era niente da cercare (e sembra anche che la Procura abbia rinfacciato alla Accardo di avergli fatto spendere i soldi del georadar). Ora c’è la seconda richiesta di archiviazione.
Eppure, a chiusura delle indagini, i Carabinieri avevano fatto un rapporto completo e dettagliato, in cui a marzo 2008 mettevano nero su bianco tutte le cose che non tornavano, i sospetti e le piste da seguire. Le indagini vere sono in pratica finite qui.
Ad oggi, infatti, mancano risposte non da poco. Perché Karina Gabriela Andrè, all’epoca convivente di Antonio Maiorano, fece distruggere l’hard disk del pc di lui ma non è stata mai inserita nel registro degli indagati? Perché quel giorno l’apparato di videosorveglianza nella presunta zona di scomparsa era spento? Eppure, si trattava di un sistema importantissimo, quello della Palermo-Punta Raisi, montato dopo la morte di Falcone ed a tutela dei tanti giudici che ancor oggi fanno quel percorso. Un sistema che non può stare spento: ma nessun giudice ha ritenuto di indagare davvero. Perché il perito della Procura è andato a verificare in che area si trovasse il cellulare di Lopez ma ha verificato la data del 27 luglio, quando padre e figlio sono scomparsi invece il 3 agosto?
E dopo la protesta di oggi, che farai? Le chiedo.“Incontrerò anche il presidente della prima commissione dell’assemblea regionale siciliana”.
Perché? Rossella scrive la risposta.“Voglio che il mio disegno di legge sugli scomparsi diventi realtà, che la Sicilia lo promuova in ambito italiano ed europeo. L’Europa o diventa l’Europa dei popoli o non diventa niente”.
Che si dovrebbe fare?“Ci vorrebbero nuove regole sugli scomparsi”.
Io penso che i casi di scomparsa andrebbero trattati con lo stesso approccio investigativo dei casi omicidio. Con la stessa gravità. Che ne pensi? Annuisce.
Si fanno tanti processi indiziari in questo Paese, ma il caso Maiorana continua a essere del tutto sottovalutato. Per Yara s’è fatta una ricerca sul dna gigantesca, epocale. Per la Ragusa è arrivato l’esercito a cercarla. Qui tre persone sono morte, una famiglia è distrutta. Che altro occorre per cercare chi è stato? Ma forse in Sicilia è davvero così normale morire che quei cadaveri sono di serie B.
di Fabio Sanvitale