Sono tante, ancora, le domande che attendono una risposta per la morte di Fortuna Loffredo, detta Chicca. Lentamente, emergono particolari che ci fanno capire meglio il contesto in cui la bambina è vissuta ed è morta. E delimitano il campo delle indagini. Vediamole, queste domande.
- Gli abusi su Chicca erano già iniziati nel posto dove abitava prima o iniziarono all’arrivo a Parco Verde? Eh sì, perchè lei e sua madre, al palazzo di Parco Verde erano arrivate appena da un paio di settimane. Erano sbarcate lì, a casa dei nonni, dopo aver lasciato la casa dove Mimma viveva con il suo precedente compagno. Se le violenze fossero iniziate altrove, loro e la sua morte potrebbero avere autori diversi.
- Ancora: come è possibile che la mamma non abbia colto nessuna traccia di quello che stava succedendo a sua figlia? Una violenza del genere, ripetuta peraltro, implica, nel tempo, a livello fisico, la presenza di fibrosi visibili, cioè di cicatrizzazioni dei tessuti; nel comportamento, ad esempio, all’uso di linguaggio con riferimenti al sesso, alterazioni del sonno, paura di certe persone, atteggiamenti di chiusura o regressivi. Mai sospettato nulla? Mai visto nulla?
- Chi è la figura femminile da cui Chicca si sentiva minacciata? Nei suoi disegni, esaminati dalla grafologa Sara Cordella, questo emerge chiaramente.
- Dov’è finita la scarpina destra della bambina? Al pronto soccorso arriva solo con la sinistra. Il pensiero corre subito all’assassino feticista, ma forse la verità è come sempre più semplice. Quelle scarpine si allacciavano con la fibbia sopra la caviglia. Non erano roba che si poteva sfilare da sola, nemmeno per caso. Chicca ha detto che andava a togliersele: già, ma dove se l’è tolta? Di sicuro non è arrivata a casa sua.
- Perché adesso la mamma di Chicca dice che le violenze sulla figlia sono invenzioni della stampa e non bisogna crederci, quando c’è un dato scientifico – la perizia medico-legale – che le attesta? Perché nega l’evidenza? La coincidenza di questa uscita col discorso della “figura femminile” colpisce.
No, non sarà facile trovare la verità, nel palazzo dei sospetti.
di Fabio Sanvitale