Abbiamo visto nella scorsa puntata come si svolsero i fatti che portarono alla morte di Fortuna Loffredo, la mattina del 24 giugno scorso. L’isolato 3 di Parco Verde è dato da due edifici affiancati e sfalsati tra loro. Ora, se guardiamo i due palazzi, sono quattro i punti possibili da cui Chicca (il soprannome di Fortuna Loffredo) è stata buttata: i finestroni che stanno vicino all’ascensore, i balconi alla loro destra, la linea delle finestre che stanno ad ogni ammezzato delle scale, alla loro sinistra. E il tetto. Cominciamo la nostra indagine. Chicca si trovava più vicina al fabbricato di destra che a quello di sinistra, all’altezza della linea immaginaria che va dal pilastro dell’edificio di destra verso quello opposto . Tanto che chi la prese in braccio per primo pensò subito che fosse caduta dal balcone.
1. I finestroni dell’ascensore (nella foto, cerchiati in bianco) sono da scartare come eventuale punto di lancio di Chicca. Infatti, sono troppo distanti dal punto in cui è caduta la bambina: siamo nell’ordine di alcuni metri. Tutto è possibile, certo, ma che senso aveva per l’assassino mettersi a lanciare Chicca a quella distanza e in diagonale, con l’ostacolo enorme dei balconi di mezzo, quando poteva semplicemente farla cadere dalla verticale, cioè subito sotto il finestrone? Sarebbe un comportamento che gli esperti della scena del crimine non riscontrano mai. Inoltre, i finestroni vanno scartati proprio perché vicinissimi al traffico degli ascensori e dei pianerottoli: troppo rischioso!
2. I balconi, allora (li vedete, cerchiati in verde). La perizia autoptica afferma che la bambina ha fratture compatibili con una caduta da oltre 10 metri, quindi scartiamo quelli dal primo al terzo piano e teniamo quelli dal quarto all’ottavo. Sarebbe una buona pista e la verticale c’è tutta, ma anche qui dobbiamo considerare due elementi. Il primo è che i balconi sono a fronte strada e buttando Chicca da lì c’era sempre il rischio di esser visti…in questo caso l’assassino dovrebbe ringraziare l’uomo della panchina, che per caso sente ma non vede: e se avesse visto? Poi, lo spazio di manovra di quei balconi è assai ridotto: tutti sono chiusi fino al soffitto su entrambe i lati, resta giusto lo spazio di una finestra sul lato lungo. Da quella finestra l’assassino avrebbe dovuto scomodamente lanciare nel vuoto Chicca, che era lunga 131 cm. Una manovra articolata ed improbabile: stare in vista un secondo in più equivaleva all’ergastolo.
3. Gli ammezzati delle scale (sono cerchiati in giallo) li scartiamo: tutti sigillati. Tranne uno, quello tra l’ottavo piano dell’edificio di sinistra ed il tetto, dove un finestrone appare spalancato subito dopo il delitto, come mostra il filmato girato da NanoTv subito dopo. Ma vale la stessa domanda di prima: perchè lanciare Chicca in avanti (con i suoi 23 chili) e non lasciarla naturalmente cadere sotto il finestrone? No, la traiettoria è insensata: non avrebbe prodotto alcun vantaggio per l’assassino. Chicca era più vicina al palazzo di destra: non è stata gettata da qui.
4. Resta un solo posto, perfetto sotto ogni punto di vista. E’ il tetto del 7° piano del palazzo di destra (nella foto, indicato dalla freccia. Oltre che consentire una caduta sulla verticale del punto d’impatto, essendo uno dei punti più in alto del palazzo, era tra quelli più sicuri per gettare Chicca nel vuoto perchè offriva le più ridotte possibilità di essere visti dal basso: chi guarderebbe così in alto, di norma? (Lo vedete bene QUI).
E allora: quel tetto e le sue vie d’accesso sono per noi una delle chiavi di volta per dare la caccia all’assassino. Nella terza puntata entreremo nel palazzo dei sospetti. Chi può essere stato?
di Fabio Sanvitale