I disegni di Fortuna (detta “Chicca”) Loffredo, che a 6 anni qualcuno ha buttato giù dal palazzo dove abitava a Caivano (Napoli), nel giugno scorso, possono dirci qualcosa di più sul dramma che stava vivendo? Sono passati 4 mesi dalla sua morte e la scoperta di un retroscena di abusi sessuali che andavano avanti da un pezzo fa sì che oggi la ricerca della verità passi anche attraverso l’esame dei disegni che la bambina faceva a scuola. L’avvocato Angelo Pisani, che rappresenta il padre e i nonni di Fortuna “Chicca” Loffredo, ha chiesto alla grafologa Sara Cordella (nella foto) di esaminare i disegni della figlia, per poter capire cosa le sia successo. CN l’ha intervistata.
Dall’esame dei disegni si riesce a capire quando sono iniziate le violenze? “Lo sviluppo cognitivo di Fortuna (deambulazione, linguaggio, controllo sfinterico) segue le normali tappe, quantomeno fino ai tre anni. Prima dei sei anni, però, manifesta segni di malessere che inficiano anche l’attività di apprendimento e di acquisizione del linguaggio”.
Quindi fra i tre ed i sei anni. E che qualcosa non andasse nella figlia lo sapeva anche Mimma, la madre, che infatti la faceva seguire alla Asl. Proprio un mese prima di essere lanciata nel vuoto, gli specialisti scrivevano nei loro rapporti che Chicca non riusciva a stare attenta, si muoveva di continuo, era aggressiva quando parlava, non rispettava regole e ruoli. No, qualcosa non andava. Ma, nei disegni, da cosa vediamo apparire il suo malessere?
“Ad esempio, dalla grandezza della figura umana: riflette l’autostima del bambino. Nei disegni di Chicca la figura rappresentata è marginale rispetto alla totalità del disegno. Il tratto è marcato, indicativo di un clima negativo e di aggressività repressa. Lo schema corporeo è appena visibile, la figura è molto stilizzata, con assenza di particolari. Mi colpiscono le numerose cancellature, proprio in corrispondenza del busto. Questi tratti sono forti indicatori di sofferenza e quindi di disagio e sono fortemente correlati con l’ abuso sessuale. Succede perché il contatto fisico con la sessualità adulta produce, nel bambino, una percezione distorta del proprio schema corporeo. Anche l’assenza di parti del corpo (manca un braccio, la mano, mancano i piedi) e la povertà di particolari della figura sono chiari indicatori di abuso sessuale. Vediamo i dettagli…La bocca è enfatizzata (occupa metà del viso) ed i denti non sono esposti, a significare il bisogno di nutrimento affettivo. Le braccia (quando vengono disegnate) sono aperte: indica una forte spinta aggressiva. Le mani sono poco strutturate ed appena abbozzate, ogni mano anzi ha l’accenno di appena due o tre dita, questo rappresenta il sentimento di impotenza che Chicca viveva. La mancanza di piedi comunica invece la necessità di difendersi da un pericolo che si trova nell’ambiente. E qual è questo pericolo?
E’ una figura femminile, che reca cancellature superflue. Cancellare una cosa, una persona, un animale già disegnato indica aggressività verso l’oggetto disegnato, in questo caso una donna”.
Quindi Chicca sentiva un forte pericolo arrivare da una figura femminile: è una cosa che colpisce. Cerchiamo tutti un uomo, ma i disegni parlano di una donna. Una donna era una minaccia per lei. Chi? Poi, ci sono riferimenti alla figura maschile, nei suoi disegni? “La figura maschile, intesa come funzione paterna, simbolicamente è rappresentata dal sole. Sole che scalda, che dà luce, che, in un certo senso, “veglia” su tutto il paesaggio. Nei disegni di Chicca non compare mai. Addirittura, quando la bambina disegna le stagioni, in quella estiva, nella quale il sole dovrebbe fare da padrone, rimane un’immagine assente. L’assenza, oltre che a un concetto di vuoto, può essere accostata a un concetto di rimozione di figure che recano troppo dolore”.
Quali altri elementi grafici sono importanti? “Il disegno dell’albero, ad esempio: è un valido aiuto per comprendere gli aspetti più autentici della personalità, anche quelli più nascosti. In quello di Chicca il tronco, che è il simbolo centrale della personalità, è poco definito e alla fine perde l’identità, coincide quasi con un chiaro simbolo fallico… che finisce progressivamente per inglobare e sostituire la personalità ed il tronco stesso. La chioma chiusa denota invece introspezione e la tendenza alla chiusura nei confronti del mondo esterno e degli altri”.
E’ un mondo infelice, quello di Fortuna “Chicca” Loffredo. Un mondo chiuso e doloroso. Pieno di una rabbia che non sapeva a chi raccontare. Mi colpisce il modo in cui disegnava le case. “Sì, la rappresentazione delle case, infatti, denota una situazione problematica. Le porte sono chiuse e sbarrate ad indicare una volontà di chiusura rispetto al mondo esterno, l’impossibilità di aprirsi e di far trapelare il proprio malessere”.
Impossibilità di aprirsi. Perché, secondo lei? Perché non poteva fidarsi di nessuno?“Perché i bambini non hanno parole per esprimere ciò che non capiscono. A volte, ciò che a noi sembra anormale, per loro può essere una dolorosa quotidianità. E poi è più facile indurre un bambino al segreto, renderlo complice nel silenzio. Il bambino ha poche certezze nelle figure che gli ruotano attorno. E queste poche certezze ruotano tutte attorno alla famiglia. Il papà di Fortuna è in carcere e quindi la bambina sapeva cosa vuol dire “perdere” una parte della famiglia. La paura dell’allontanamento, il timore di trovarsi ancora più sola, possono averla indotta a tacere e a chiudersi ogni giorno di più dentro al suo dolore fisico, emotivo, affettivo”.
Fino a quando qualcuno l’ha lanciata nel vuoto, in una mattina di giugno.
di Fabio Sanvitale