Le armi in uso alle guardie giurate (G.p.G.) diventano sempre più lo strumento – purtroppo – con cui vengono commessi diversi omicidi, troppi, più che altro “femminicidi”. Ne parla qui Il Fatto Quotidiano e lo hanno fatto anche le Iene.
L’ultimo delitto si è consumato a Roma solo lo scorso mese. Una guardia giurata ha ucciso l’ex fidanzata 27enne, ora è indagato per omicidio volontario. Le cronache di questa estate sono state funestate – purtroppo – da altri episodi simili. A Milano un metronotte ha ucciso il padre e due suoi colleghi hanno assassinato le loro rispettive mogli a Trieste e Cuneo. L’ultimo quadrimestre ha registrato anche diversi suicidi. Tre donne, una a Caserta l’altra a Genova e la terza a Lecce , si sono tolte la vita utilizzando le armi dei loro mariti , che erano G.p.G.: armi evidentemente mal custodite. A Venezia e a Udine, poi, due vigilantes si sono uccisi con le loro armi… Sembra un bollettino di guerra.
Quante sono le guardie giurate in Italia? Circa 50.000, con altrettante armi da fuoco; e si tratta di soggetti privi – nella maggior parte dei casi – di una adeguata preparazione tecnica e psicologica che garantisca una padronanza effettiva dell’arma. D’altronde, gli Istituti di Vigilanza non sempre ottemperano alle norme vigenti sulla formazione, anche se prevedono un corso di appena 48 ore… Il risultato lo vediamo tutti.
Quello che forse non sapete è che le guardie giurate possono essere armate anche fuori servizio. La motivazione giuridica è racchiusa nel presunto “rischio di rappresaglia”; una guardia potrebbe subire la vendetta di qualche criminale. Ma davvero esiste questo rischio? In fondo, le guardie tutelano dei beni, non le persone.
La verità è che il giurista ha voluto sbarazzarsi dell’impegno e della responsabilità di custodire tutte queste armi in luoghi sicuri e per ragioni di costo ed organizzative ha sollevato gli Istituti di Vigilanza da questo onere, per il timore di creare depositi di armi appetibili per la criminalità organizzata. Dimenticandosi, però, che i tempi delle BR sono terminati alla fine degli anni ’70…
Non è vero – d’altronde – che fare la guardia giurata sia un mestiere pericoloso in cui si rischia la vita quasi quotidianamente, come vorrebbero farci credere alcuni. Si tratta di una falsa convinzione, frutto di opinioni personali e sbagliate, priva di riscontri oggettivi. Basta consultare le statistiche redatte dall’INAIL per scoprire che – in realtà – si tratta di una delle professioni meno rischiose in assoluto. Nella banca dati delle professioni – infatti – i casi mortali sul lavoro relativi alle “guardie private di sicurezza” sono pochissimi. Muoiono decisamente di più i muratori… solo che fa più clamore una guardia uccisa durante una rapina in banca, piuttosto che un contadino schiacciato da una macchina agricola.
E’ certamente vero, invece, che le guardie giurate fanno un lavoro particolarmente usurante che le mette – molto spesso – in condizioni di stress cronico. E questo può provocare risposte “emotive” sconsiderate, rendendo l’arma un pericolo per sé stessi e per la collettività. Nessuno vuole asserire, ovviamente, che le guardie siano un branco di assassini fuori controllo, ma non possiamo neppure sottovalutare che viene loro concesso, persino quando vanno in congedo!, di mantenere il possesso dell’arma con cui – lo abbiamo visto – alle volte nascono problemi.
Diciamo una cosa lapalissiana se affermiamo, allora, che le armi da fuoco sono pericolose nel luogo dove sono tenute – cioè, di regola, a casa. E’ la sintesi efficace di quanto emerge dalle statistiche sulla violenza domestica e la disponibilità di armi. Lo sostengono fonti americane e svizzere. Se è vero che la quota dei delitti familiari (ma anche dei suicidi), commessi con armi da fuoco, è molto più alta nel luogo dove esse si trovano (cioè in casa), ridurre la loro disponibilità alla radice può prevenire – dunque – molti omicidi e suicidi.
di Alessandro Cascio
Segretario Nazionale APIS
Procuratore Demetra Group
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