Da giorni, settimane, sentiamo parlare e riparlare delle prove dell’accusa contro Massimo Bossetti: ma cosa risponde la difesa? CN lo ha chiesto all’avvocato Claudio Salvagni (nella foto), che difende il muratore in carcere dal 16 giugno per il delitto.
Avvocato, le prove dell’accusa sono 4: il dna, la calce, le celle telefoniche,le dichiarazioni del fratellino di Yara. Partiamo dal dna. Dove e’ stato trovato?
“Nella parte di confine dove gli slip fuoriescono in parte e si sovrappongono coi leggins, cioè un pezzo di tessuto esposto alle intemperie”.
Attualmente non si sa di cosa sia fatta la traccia genetica dalla quale è stato estratto questo dna.
“La traccia è degradata. Non c’è certezza di quale tipologia di traccia stiamo parlando, ma da essa è stato tratto un dna di straordinaria qualità. E su questo il rapporto dei Ris stride. Il loro ragionamento è: è tutto devastato, ma abbiamo trovato la perla nel deserto. Possibile, però, insomma, ci fanno drizzare le antenne, no?”
Ha letto l’articolo del Post in cui sostengono che voi non avete ben capito cosa dice la relazione dei Ris? La frase che vi lascia perplessi della loro relazione (“Una logica prettamente scientifica che tenga conto dei non pochi parametri che si è tentato di sviscerare in questa sede non consente di diagnosticare in maniera inequivoca le tracce lasciate da Ignoto 1 sui vestiti di Yara“) non contiene un dubbio sull’attribuzione del dna a Bossetti, ma sul’impossibilità di stabilire se questo dna fosse sangue, saliva o sperma .
“Non l’ho letto. Ho letto la relazione dei Ris, a me sembra che vengano marcate delle distanze, con delle evidenziazioni dubbiose. Non ci sono delle affermazioni nette, non dicono “è certamente così”, piuttosto ci sono delle attenuazioni di loro affermazioni, molto forti, successive”.
Resta il fatto, avvocato, che tra tutti gli esiti possibili delle contaminazioni è uscito proprio il profilo genetico di Bossetti. C’era una possibilità su un miliardo e mezzo…
“Le giro la domanda. Se togliamo l’elemento del dna tutto il resto è deserto. Com’è possibile che ci sia una traccia di dna, ma non c’è nulla che conduca Bossetti nella scena di conoscenza di Yara? Non c’è nulla! O siamo di fronte ad un genio del crimine che è stato capace di eliminare tutto…E poi mi domando: se si fosse ferito durante il taglio dei vestiti, com’è che c’è solo una goccia di sangue? A parte il fatto che questo è incompatibile con la ricostruzione della Procura: a tutt’oggi non si sa se il dna che è stato trovato era contenuto nel sangue, saliva o sperma, cioè di cosa fosse fatta quella traccia che è stata trovata. E quindi la ricostruzione della Procura, per la quale Bossetti si sarebbe ferito nel tagliarle gli slip, non regge, perché non possiamo dire che la traccia sia sangue… ma anche se fosse, Bossetti avrebbe lasciato prima una traccia ematica tagliandole gli slip e poi più nessuna uccidendola, dopo. Questa ragazza è stata colpita con una serie di coltellate al seno, polsi, schiena! Possibile? E’ quantomeno improbabile”.
Non si può certo sostenere che il dna non sia di Bossetti.
“Ma il fatto che sia il suo non significa che sia lui l’assassino, scusi. La traccia si chiama “Ignoto 1” perché probabilmente ci sarà anche “Ignoto 2”, “Ignoto 3”. No?”.
Avvocato, ad oggi gli altri ignoti però non ci sono. E allora, vi difenderete asserendo che c’e’ stata una contaminazione o che l’arma del delitto gli è stata rubata in cantiere?
“Il furto dello strumento di lavoro è un’invenzione giornalistica, non è uscita da noi. Non l’abbiamo mai detto”.
A proposito, come sta Bossetti dopo aver appreso di essere figlio di Guerinoni?
“E’ sbalordito, incredulo, di colpo in bianco gli hanno detto che è figlio di un altro. Ha vissuto tutta la vita convinto di una certa cosa ed ora, da un momento ad un altro, gli dicono una cosa del genere. Però apre le braccia: se la scienza dice questo, ripete, io sono un muratore, non sono uno scienziato, ne prendo atto”.
Sono in corso ulteriori indagini, giusto?
“Sono in corso da parte della Procura una serie di ulteriori indagini. Io dico che sono in corso perché quella traccia di dna non è sufficiente. Se lo fosse, perché ne farebbero altre? Io non posso sapere che altro stiano facendo, attendiamo però la perizia dei Ris sugli automezzi e su altri oggetti sequestrati a Bossetti e anche le relazioni sui reperti piliferi rinvenuti e sui pc di casa sua”.
Veniamo alle altre prove. Le celle telefoniche, ad esempio. Ultimo aggancio al ripetitore: voi dite che Bossetti era a Mapello e Yara a Brembate, la Procura dice invece entrambe a Mapello.
“Le celle della zona sono state agganciate da 12.000 utenze, in quelle ore. La Procura si dimentica un documento della Vodafone contenuto nel fascicolo del Pm, che forse è sfuggito loro, in cui ci sono scritte cose diverse dall’ordinanza del Gip. L’aggancio ultimo del cellulare di Yara si sposta, leggendolo, dalle 18.49 alle 18.55, quando il telefono viene spento: ma non a Mapello, a Brembate. I miei consulenti mi dicono che è possibile leggere anche i microsettori della cella, ed allora l’ultimo aggancio di Bossetti è più precisamente Mapello direzione sud, verso casa sua cioè, mentre Yara è Brembate direzione nord, cioè verso casa sua. Ci ballano diversi chilometri, e poi ci sono 70 minuti di differenza. L’ultima cella agganciata da Bossetti è infatti alle 17.45: da quell’ora in poi il suo cellulare non ha alcuna attività, non invia nessun segnale, nessuna chiamata o sms, nè in entrata nè in uscita”.
Il discorso della polvere di calce? Ne è stata repertata sui vestiti e sul corpo di Yara.
“La Cattaneo non la evidenzia nella perizia medico legale, ne parla solo nelle conclusioni, magicamente, nella parte tecnica non c’è, se ne parla solo nella parte descrittiva. Devono spiegarci da dove è saltata fuori. Io la calce non la vedo al momento, per me non c’è”.
E’ stata comparata la curva granulometrica della calce repertata sul cadavere (sopra, il campo di Chignolo d’Isola dove fu ritrovato, nella foto di Cristina Brondoni) con quella della calce presente nel cantiere di Mapello, dove i cani persero le tracce di Yara, per vedere se è la stessa?
“La calce non è stata comparata col cantiere, era in corrispondenza di alcune ferite ma in quantità così minimale da non essere possibile un confronto”.
Parliamo del fratellino di Yara, avvocato Salvagni. Ha visto un uomo, che assomiglia a Bossetti, in diverse occasioni in cui c’era anche la sorella.
“Il bambino lo vide sia in auto che in piedi, in chiesa. Però l’hanno sentito due anni dopo la sparizione della sorella , due anni in cui è stato in psicoterapia. L’hanno sentito senza l’ausilio di uno psicologo, come invece dovrebbe essere, questo perlomeno è quello che risulta a verbale. L’uomo che ha visto fa 180 cm di altezza, è cicciottello, ha la barbetta. Coincide con Bossetti solo il terzo elemento – e ci sono migliaia di persone con la barbetta – ma la Procura non dice nulla dei primi due, rispetto ai quali Bossetti non coincide. Il fratellino non ricorda, invece, gli occhi blu di Bossetti, che si notano subito, anche se questa più che una prova è un elemento di suggestione”.
Ed è su questi 4 elementi che proseguirà la partita tra accusa e difesa. In ballo c’è un ergastolo o un’assoluzione.
di Fabio Sanvitale