Roberta Ragusa, indagini concluse: Logli accusato di omicidio. Che deciderà il Gip?

Le indagini iniziate nel febbraio 2012 in merito alla scomparsa di Roberta Ragusa sono state formalmente chiuse dalla Procura di Pisa. I carabinieri lo hanno notificato lo scorso lunedì 22 settembre ad Antonio Logli, marito di Roberta, accusato di omicidio volontario e soppressione di cadavere. Si è chiuso così un lungo capitolo durato quasi tre anni, caratterizzato da incessanti quanto vane ricerche del cadavere della povera mamma di Gello di San Giuliano Terme (PI), che hanno visto impegnato anche l’esercito. Che accadrà ora?

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La ricostruzione dei fatti da parte degli inquirenti è chiara: secondo il procuratore di Pisa, Ugo Adinolfi, ed il suo sostituto, Aldo Mantovani, la notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012 Antonio Logli “costrinse con violenza la moglie a salire in auto; la uccise volontariamente per poi sopprimerne il corpo al fine di assicurarsi l’impunità per l’omicidio e impedire in modo permanente il ritrovamento del cadavere”. Gli atti dell’indagine sono stati finalmente depositati, ed ora il legale di Logli, Roberto Cavani, potrà studiarli ed elaborare una sua strategia difensiva. Venti giorni di tempo, salvo proroghe, quelli a disposizione della difesa per presentare memorie difensive, chiedere il compimento di altri atti d’indagine, proroghe per supplementi di indagini, un interrogatorio per l’indagato. A quel punto la parola spetterà al Gip, che potrà archiviare l’accusa o far proseguire l’iter davanti al Gup.

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Ma al momento la prima ipotesi appare remota: il quadro indiziario a carico dell’imputato è avallato da vari indizi e da due testimonianze, in particolare quella di Loris Gozi (nella foto sopra) – il quale, lo ricordiamo, quella notte vide in un primo tempo, in via Gigli, Antonio e Roberta litigare e in un secondo momento senti un urlo di donna, molto forte – già messa agli atti durante l’incidente probatorio. Insieme a lui, quella di Silvana Piampiani, che assistette alla prima scena da un’altra angolazione. E poi c’è la testimonianza di Filippo Campisi, che vide una donna uscire da casa Logli ed entrare in un Suv chiaro, più o meno alla stessa ora dell’avvistamento di Gozi.

Lo scorso febbraio Logli era stato convocato in Procura per essere interrogato per la prima volta come indagato e non più come persona informata sui fatti, ma in quell’occasione  si avvalse della facoltà di non rispondere; il suo legale motivò questa decisione sostenendo che avrebbe aspettato, per vedere quali fossero gli elementi in possesso degli inquirenti. Ora è finalmente arrivato il momento atteso dall’avvocato Cavani. Insomma, tutto lascia pensare ad una richiesta di rinvio a giudizio per Antonio Logli. Cosa deciderà il Gip?

 

di Simone Rinaldi