di Simone Rinaldi direzione@calasandra.it
6 dicembre 2013
29 coltellate, quasi come gli anni trascorsi da quando qualcuno ha spezzato la vita di Lidia Macchi, e con lei quella della sua famiglia. Era infatti il 5 gennaio 1987 quando questa giovane studentessa di Varese scomparve misteriosamente nel parcheggio dell’ospedale di Cittiglio (VA), per poi essere ritrovata cadavere due giorni dopo nel bosco di Sass Pinì, poco distante da dove si erano perse le sue tracce. Sono passati quasi 27 anni, ma la sua famiglia non conosce ancora la verità e non ha mai potuto guardare negli occhi l’assassino di Lidia. Violentata e uccisa, aveva 20 anni.
Ma c’è una novità: la Procura generale di Milano ha chiesto e ottenuto l’avocazione delle indagini, le quali sono ora condotte dal sostituto procuratore generale Carmen Manfredda. Da Varese a Milano, per cercare di risolvere un caso per cui non c’è stata ancora né un’archiviazione, né un rinvio a giudizio per gli indagati dell’epoca, né un deposito degli atti. Non è stato dunque vano il tentativo da parte della famiglia Macchi di chiedere, attraverso una lettera inviata qualche mese fa alla Procura generale di Milano, che fosse fatta finalmente luce su questo caso.
E le indagini ripartono subito con un nome, quello di Giuseppe Piccolomo. Quella di questo ex imbianchino potrebbe definirsi una storia nella storia: quest’uomo di 62 anni è lo stesso che al momento si trova in carcere per l’omicidio di una pensionata, Carla Molinari, barbaramente uccisa – le furono mozzate le mani – il 5 dicembre 2009 e per il quale è stato condannato all’ergastolo. Ed è lo stesso che Tina e Cinzia Piccolomo, le sue due figlie, accusano della morte della madre, bruciata viva il 20 febbraio 2003 a seguito di un incendio divampato dopo un incidente nell’auto guidata dal marito.
Proprio le due donne, Tina e Cinzia Piccolomo, ora accusano il padre di aver ucciso anche Lidia Macchi: «Quando ero piccola, ricordo che mio padre, forse per spaventarmi, faceva un gesto che simulava delle pugnalate e si vantava, soddisfatto, di essere stato lui ad uccidere Lidia», afferma Cinzia Piccolomo alla trasmissione “Quarto Grado”. Anche grazie al programma di Gianluigi Nuzzi, infatti, si sono riaccesi i riflettori su questa triste vicenda, grazie alla tenacia della madre di Lidia che ha scritto una lettera alla redazione del programma, affinché questo caso non venisse dimenticato. Ora la vicenda non solo è tornata alla ribalta, ma – come già accennato – c’è anche un indagato, Giuseppe Piccolomo. Solo una comparazione del DNA e gli esami sui vestiti della ragazza, nella speranza che forniscano ancora elementi utili alle indagini, potranno dire se sia o meno Piccolomo l’assassino di Lidia.
Ma chi era Lidia Macchi? Lidia era una ragazza seria, studiosa, attiva. Studiava Giurisprudenza e sognava di diventare un magistrato. Faceva parte di Comunione e Liberazione e quel giorno, il 5 gennaio 1987, era rientrata a Varese da un viaggio ad Assisi proprio con alcuni membri del movimento. Verso le 19 chiede in prestito la macchina al padre per recarsi all’ospedale di Cittiglio, sempre nel varesotto, a trovare una sua amica lì ricoverata. Promette ai genitori di tornare per cena, ma a casa non farà mai più ritorno. Due giorni dopo, il 7 gennaio, viene ritrovata a poche centinaia di metri dall’ospedale, nel bosco di Sass Pinì. Vengono interrogati gli amici e i conoscenti di Lidia. Viene addirittura indagato un prete che la ragazza frequentava all’interno di Comunione e Liberazione, ma è tutto inutile. Il DNA ritrovato sul corpo della ragazza viene inviato a Londra, in quanto all’epoca in Italia non erano ancora possibili certe analisi. Eppure gli esami non danno alcun esito, poiché la traccia di liquido seminale è andata persa. Nel novembre dello stesso anno le indagini si fermano e da allora, salvo qualche nuovo elemento spuntato qua e là, la verità sulla vicenda è sembrata sempre più lontana.
D’interessante c’è che il 3 gennaio, cioè due giorni prima che Lidia fosse violentata e poi accoltellata, due ragazze raccontarono di essere state molestate da uno strano uomo proprio nel parcheggio dell’ospedale di Cittiglio. Questo molestatore potrebbe essere anche l’assassino di Lidia? L’uomo non venne mai identificato, ma alla luce dei nuovi fatti, potrebbe trattarsi proprio di Giuseppe Piccolomo? Dopo quasi 27 anni di indagini inconcludenti e soprattutto di silenzi, la famiglia di Lidia sente che forse, finalmente, la verità è vicina.
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