di Fabio Sanvitale direzione@calasandra.it
27 luglio 2013
Cinque anni fa, un ragazzo usciva da un cancello aperto, entrava nella campagna umbra e spariva nel nulla. Era Davide Barbieri, 27 anni e oggi vi raccontiamo la sua storia. Il cancello, innanzitutto: quello della comunità Lauhèn, in località Colonnetta di Prodo, una ventina di chilometri fuori Orvieto. Alle 11.30-12 di quel giorno Davide, che era lì da dodici giorni, forse decide che ne ha abbastanza di restrizioni, regolamenti e farmaci. E se ne va: ma non conosce quelle strade, quella zona. Una psicologa, Simona Granieri, lo segue in auto lungo la strada provinciale, per circa un chilometro, cerca di convincerlo a tornare indietro; fino al punto in cui Davide, molto agitato e che non ha voglia di vedere nessuno, prende una strada sterrata che va verso un allevamento di maiali. La Granieri, incredibilmente, se ne va, dicendogli che lo aspetteranno in Comunità: affermerà che non poteva comunque esercitare su di lui alcuna coercizione, perché il ragazzo era lì liberamente ed era capace di intendere e di volere. Tutto vero, ma se l’avesse comunque riportato indietro ora Davide non farebbe parte degli scomparsi. E’ sulla quella strada bianca, infatti, che lui sparisce come nebbia, evapora in una mattina di sole, senza lasciare nessuna traccia.
Già, ma chi era Davide Barbieri? Un ragazzo sensibile, fragile: troppo sensibile e fragile per quello che gli era già successo. Il padre lo abbandona prima della nascita, poi a otto anni mentre va in bici viene investito da un’auto. Quando esce dal coma, scopre che l’incidente gli ha regalato 10 anni di via crucis tra ospedali, cliniche e comunità, ma proprio non riesce ad accettarsi come malato. Quell’incidente ha segnato la sua psiche ed ora stare con gli altri è diventato maledettamente difficile. “Mamma, perchè non ho un lavoro, gli amici, la ragazza? Io sto bene. Voglio essere come tutti”.
Davide non era felice di tutto questo, certo. “Era una personalità borderline. Poteva essere tranquillo, dolcissimo, ingenuo – racconta Laura, la madre – ma un attimo dopo arrivava alla rabbia e poi ritornava tranquillo. Alternava depressione ad euforia, sentiva il fallimento della sua vita, la mancanza di equilibrio. Ascoltava sempre musica, era interessato a questo, a Michael Jackson. Voleva stare dove c’era gente, confusione”. Tra madre e figlio, entrambi abbandonati dal padre naturale di Davide, si crea così un rapporto fortissimo, simbiotico, intenso.
“Giorno dopo giorno, per autodifesa – racconta ancora Laura – per non essere spettatore crudele di quel fallimento, Davide si era costruito un mondo parallelo, in cui poteva ignorare la vera realtà e viverne una tutta sua”.
E siamo arrivati a luglio del 2008 quando, dopo un buon e lungo periodo di cure, Davide stava molto meglio e, sereno e tranquillo, entra nella comunità Lahuèn di Orvieto – retta: 130 euro al giorno – per fare altri passi avanti.
Ma domenica 27 luglio Davide esce: indossa probabilmente solo una maglietta, dei calzoncini, gli infradito, non ha documenti, soldi, il cellulare.
Negli anni ci sono state diverse segnalazioni: lo vedono in Alto Adige, a Bolzano e Dobbiaco. Una signora dice che parlava da solo, pendeva sul lato sinistro, era in stato confusionale, faceva l’autostop. Lo riconosce in una foto. Ma Davide non si trova. Si fanno due grosse battute nella zona intorno la Lauhèn. Si cerca in un perimetro di 50 chilometri quadri. Solo che la campagna umbra è molto diversa da come sembra a livello del suolo. In realtà è un labirinto di boscaglia, forre, corsi d’acqua, crepacci, campagna, colline, burroni… a gennaio viene segnalato a Napoli, altre ricerche, ma niente. Dov’è finito Davide? Eppure ha almeno due dati che lo rendono riconoscibile: è alto 180 cm e manca degli incisivi.
“Davide non è un ragazzo che sa vivere la strada – aggiunge Laura – perché da sempre abituato ad essere protetto e a vivere con i comfort delle comodità. Era sotto stretto controllo medico, seguiva una terapia farmacologica che, data la tipologia dei farmaci, se interrotta bruscamente può generare gravi scompensi”.
Mentre leggete questo articolo, Laura e tutti quelli che le sono vicino sono proprio sulle strade dove Davide è svanito nel nulla, con le sue foto ed alle 16.00 faranno un “Flash Mob” per gli Scomparsi dell’Umbria in Piazza del Duomo, ad Orvieto.
Cosa può essere successo? La campagna umbra si presta oggettivamente ad incidente e, se è questo ad essere successo a Davide, solo un caso potrebbe restituirne il corpo. Ma non dimentichiamo che, quando la Granieri lo lascia e se ne va, lui voleva andarsene, voleva tornare a casa. E che era vicino ad una provinciale. Per questo l’ipotesi più semplice è che abbia trovato un passaggio per andare verso Roma. Magari è successo cinque minuti dopo che la Granieri è tornata indietro, magari gliel’ha dato una persona che non si è mai fatta viva perché, semplicemente, di tutta questa storia non ha mai saputo nulla. E poi? E poi c’è il carattere di Davide: quell’alternanza di dolcezza e rabbia. Due strade che possono aver portato all’incontro con qualcuno che può averlo aiutato o che può averci litigato. Può essere successo davvero di tutto. O magari Davide è vivo: e sta ancora cercando la strada per tornare a Roma.
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