di Valentina Magrin direzione@calasandra.it
28 giugno 2013
(LEGGI LA PRIMA PARTE) Dove eravamo rimasti? Cinque ore dopo l’omicidio di Luigi Del Percio, Lorenc Smoqi è già in stato di fermo. C’è una testimone oculare del delitto che non lo riconosce e sostiene che il berretto dell’assassino fosse di una tonalità di rosso diversa rispetto a quello indossato da Smoqi, ma avendo visto la scena da 30 metri di distanza potrebbe essersi sbagliata. E c’è la direttrice dell’Ufficio Postale di Grigno, che invece si dice certa di aver incontrato Lorenc alle 14.10, subito dopo l’omicidio, in un punto compatibile con la sua fuga dalla scena del delitto; il ragazzo avrebbe avuto con sé anche lo zainetto appartenente alla vittima.
Col passare delle ore e il diffondersi della notizia dell’arresto di Smoqi, sono molte le persone che si recano alla stazione dei carabinieri del paese per raccontare i loro avvistamenti del presunto assassino. Ci sono diverse persone che lo vedono nei pressi nella biblioteca nei minuti probabilmente antecedenti l’omicidio. E infatti Lorenc, fin da subito, racconta di essersi recato lì intorno alle 14.00 per riconsegnare delle videocassette prese in prestito durante le vacanze di Natale. Ci sono poi molte persone che testimoniano di averlo visto nelle ore successive mentre a piedi percorreva la strada che va da Grigno a Tezze. E infatti Lorenc racconta di essere andato a trovare i nonni che abitano nella vicina frazione. Ma alcune di queste persone lo vedono con uno zainetto sulle spalle, altre senza: vuoi vedere che proprio durante quel tragitto si è sbarazzato della prova più schiacciante a suo carico?
Ma andiamo con ordine e, grazie anche all’aiuto degli esperti che hanno lavorato sul caso, cerchiamo di ri-analizzare i punti chiave della vicenda e delle indagini che hanno portato all’arresto e alla condanna di Smoqi.
LA VITTIMA
Luigi Del Percio, 29 anni, è uno studente di Trento specializzando in Conservazione dei Beni Culturali. Quel 7 gennaio 2009 si reca alla biblioteca di Grigno perché vuole prendere in prestito un libro sul futurismo, libro che al momento non sembra essere disponibile nella biblioteca del capoluogo. Sulla sua vita non vengono fatte molte indagini, apparentemente non ce n’è bisogno: un ragazzo perbene, molto tranquillo, non ha nemici e non abusa di alcuna sostanza (come confermeranno anche gli esami tossicologici). Insomma, sembra proprio che si tratti della classica persona trovatasi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ma dobbiamo sempre utilizzare la parola “sembra”, perché purtroppo la superficialità degli elementi raccolti non ci permette di avere certezze.
Smoqi, secondo l’accusa, uccide Del Percio per rapinarlo, ed è per questo che si porta via il suo zaino. Peccato che lo zaino sia vuoto e che il portafoglio e gli altri effetti personali della vittima le vengano ritrovati addosso. Strano quindi che l’assassino in cerca di denaro non guardi nelle tasche di Del Percio, prima di ribaltare un corpo inerme (azione tutt’altro che semplice) per sfilargli lo zaino. E allora? “L’aggressore si è preoccupato di portare via lo zaino alla vittima, gli ha addirittura dato una coltellata per prenderlo… che cosa conteneva quello zaino? – si chiede la criminologa Roberta Bruzzone, consulente della difesa di Smoqi – Dobbiamo chiederci come mai Del Percio era lì. La storia del libro sul futurismo non torna, perché non c’era solo a Grigno.” Anche questa affermazione, ovviamente, meriterebbe ulteriori accertamenti, che però ad oggi non sono stati fatti.
LO ZAINO DELLA VITTIMA
Una cosa è certa: Luigi Del Percio esce di casa con uno zainetto sulle spalle, che ha con sé fino al momento dell’omicidio, dopodiché scompare. Senz’ombra di dubbio, quindi, lo zaino è stato portato via dall’assassino e, secondo la testimone oculare, al suo interno viene anche messa l’arma del delitto.
L’assassino, come abbiamo visto, è da subito identificato con Smoqi, che però quando viene fermato non ha con sé lo zaino. Per recuperarlo vengono fatte molte ricerche lungo il percorso da Grigno alla frazione di Tezze, percorso fatto a piedi da Smoqi nelle ore successive al delitto per andare a trovare i nonni. Nessun risultato.
Viene impiegata anche un’unità cinofila della polizia svizzera, ed è qui che succede qualcosa di strano: per far ritrovare lo zaino di Del Percio, ai cani vengono fatti annusare gli abiti di Smoqi… qualcosa non torna. Per cercare un oggetto appartenente a una persona, non dovrei partire dall’odore di quella persona? Se invece parto dall’odore del presunto assassino, è come se stessi escludendo a priori la possibilità che sia stato qualcun altro! A ulteriore conferma di ciò, ai cani viene fatto fare solo il percorso compiuto da Smoqi per andare dai nonni… ma se l’assassino fosse qualcun altro e avesse fatto un percorso diverso?
“Questo testimonia un vizio di base fin dall’inizio dell’indagine” commenta la dottoressa Bruzzone. Nelle sentenze di primo e secondo grado, che condannano Smoqi, si legge che numerosi testimoni lo avrebbero visto camminare da Grigno a Tezze (e ritorno) con indosso, almeno fino ad un certo punto, uno zainetto. Ma molti di questi testimoni, sebbene credano di riconoscere il giovane albanese, ne danno una descrizione completamente diversa, con abiti di colori e fattezze diversi rispetto a quelli indossati dal presunto omicida. Anche lo zaino, a ben vedere, alcune volte è tale, altre diventa una borsa a tracolla. Ma allora siamo certi che si trattasse proprio di Smoqi? Ad oggi, comunque sia, dove sia finito lo zaino di Luigi Del Percio resta un mistero.
LA PRESENZA DI SMOQI SULLA SCENA DEL DELITTO
Nel primo pomeriggio di quel 7 gennaio Smoqi si reca alla biblioteca del paese. È lui stesso a raccontarlo, fin da subito. Quel giorno si sveglia tardi, intorno alle 12.30. Circa un’ora dopo esce di casa e va in un bar a recuperare un ombrello lasciato il giorno prima. Il bar si trova vicino alla biblioteca, quindi alle 13.45 Smoqi si avvicina all’ingresso e vede che è aperta. L’orario “ufficiale” di apertura sarebbe più tardi, ma il bibliotecario, come da sua stessa ammissione, quel giorno era arrivato prima. Lorenc torna quindi a casa a prendere i dvd da riconsegnare e qualche minuto prima delle 14 è di nuovo lì. La resa dei dvd dura pochi secondi, dato che Smoqi è un abituale frequentatore della biblioteca. Subito dopo il ragazzo esce, si accende una sigaretta e si mette a guardare gli annunci in bacheca. Nel mentre, secondo la ricostruzione degli inquirenti, proprio davanti all’ingresso della biblioteca ci sarebbe anche Luigi Del Percio, che cammina avanti e indietro in attesa dell’orario di apertura. Ma com’è possibile allora che Del Percio non abbia notato Smoqi entrare, non ne abbia dedotto che la biblioteca fosse aperta e non sia a sua volta entrato?
Chiaro, secondo l’accusa: quel pomeriggio Smoqi non è mai entrato in biblioteca, è semplicemente arrivato lì davanti ed ha aggredito Del Percio. A sostegno di ciò le parole dello stesso bibliotecario, che sostiene che Smoqi quel giorno sia sì andato a riconsegnare i dvd, ma la mattina. Tuttavia nessuna delle numerose (sempre a detta del bibliotecario) persone che proprio quella mattina si erano recate alla biblioteca ha mai testimoniato di aver visto o incontrato in quel frangente Smoqi, il quale, in effetti, ha sempre dichiarato di aver dormito fino alle 12.30.
Non solo: Smoqi dichiara di aver notato che alle 13.45 la biblioteca era aperta, ed effettivamente lo era, in netto anticipo rispetto all’ora stabilita. Ma se Smoqi avesse mentito, al mero scopo di giustificare la sua presenza lì, bisogna quanto meno ammettere che sarebbe stato davvero fortunato a indicare correttamente l’apertura della biblioteca in un orario del tutto inusuale! Fortunato ma poco furbo, perché subito dopo avrebbe aggredito una persona che si trovava lì davanti, ben sapendo che qualcuno da dentro la biblioteca sarebbe potuto uscire o comunque sentire tutto e dare l’allarme…
Mancano ancora due aspetti fondamentali da analizzare: l’intervento sulla scena del delitto e le microtracce di sangue trovate sugli indumenti di Smoqi. Si tratta di due elementi fondamentali di questa vicenda, perché hanno contribuito pesantemente alla condanna di Smoqi. Per questo meritano quindi uno spazio a parte. Ne parleremo la prossima settimana, ancora una volta con la dottoressa Roberta Bruzzone e con la genetista forense Marina Baldi, che ci daranno il loro parere da esperte.
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