di Fabio Sanvitale direzione@calasandra.it
20 giugno 2013
57 in 15 anni: questo il numero di aerei scomparsi nella zona di Los Roques? Sono cifre da impallidire, ma siamo sicuri che dietro ci sia un mistero da risolvere? Nelle scorse ore è stato finalmente ritrovato, a 970 metri di profondità, il relitto del bimotore Let 410 della Transaven partito dall’aeroporto Simon Bolivar di Caracas e mai arrivato a quello di Los Roques. Precipitò il 4 gennaio 2008 con otto italiani a bordo: aveva lanciato un sos, dicendo di avere i motori fuori uso, probabilmente fu un incidente. L’individuazione del relitto – frutto di una campagna di ricerca congiunta italo-venezuelana – e il recupero della scatola nera potranno chiarire le cause del disastro.
Se non fosse successo questo incidente e se nel successivo del 4 gennaio di quest’anno sulla stessa rotta non fosse scomparso un altro piccolo velivolo con a bordo Vittorio Missoni, nessuno di noi saprebbe nemmeno dove si trova l’arcipelago di Los Roques. Che sta nei Caraibi, che sta di fronte al Venezuela; e dove di aerei scomparsi ce ne sarebbero tanti. Appunto, 57 in 15 anni, secondo Mario Pica, ex pilota dell’Aeronautica militare e consulente della famiglia dei passeggeri del disastro del 2008, che afferma che la sua fonte sono proprio le autorità venezuelane. Le statistiche, molto attendibili, della Flight Safety Foundation dicono invece che il numero di incidenti aerei sulla stessa rotta, nello stesso periodo, è di 3. Possibile? E come si spiegano gli incidenti successi?
Abbiamo chiesto che sta succedendo al nostro consulente aeronautico, Pietro D’Intino.
“Innanzitutto, per capire cosa è successo al volo al 2008 bisognerà valutare la posizione del relitto. La rotta di planata di un aereo può differire di un miglio e mezzo al massimo da quella originaria. Ecco, una volta capito dove si trova ora e incrociando questo con lo studio delle correnti marine, avremo un’idea più precisa di cosa è successo, perché le correnti, vicino le coste, accelerano e spostano i relitti mentre si inabissano. Tutto questo ci servirà a capire se il volo, quel giorno, era sulla sua rotta oppure no”.
Perché è così importante sapere se era sulla sua rotta oppure no?
“Perché non è necessario immaginare chissà quale oscuro motivo per gli incidenti che succedono sulla rotta per Los Roques. Gli aerei che volano da quelle parti non hanno gli stessi obblighi che ci sono qui da noi, né sulla manutenzione, né sulle condizioni psico-fisiche dei piloti. Quello dell’aereo di Missoni aveva 72 anni e non aveva ancora rifatto i controlli, ad esempio: eppure volava, quel giorno…”.
A cosa è dovuta questa situazione?
“Al fatto che risparmiano sulle manutenzioni. Ad esempio, un aereo ha fatto, che so, 1000 ore di volo? Ne segnano 400 sul libretto, così può continuare a volare e ritardare i controlli”.
Compagnie piccole, aerei fatiscenti, spesso guasti… Ecco, l’aereo ritrovato oggi volava dal 1987: che non è né tanto né poco, se ci sono tutti i controlli. Se le cifre date da Pica fossero vere, non sarebbe un numero enorme?
“57 aerei possono sembrare tanti, ma in quelle condizioni non lo sono. Mi spiego: in Italia, su una flotta circolante di circa 10.000 aerei per tratte brevi, abbiamo 30-35 incidenti. E ci sono i controlli. Perciò, se in Venezuela ne fossero venuti giù 57 in 15 anni ci starebbe, come rapporto. Bisogna considerare anche questo: su quella rotta ci saranno decine di aeroplani che fanno Caracas-Los Roques, più volte al giorno”.
E quindi, la percentuale di incidenti aumenta di molto, visto le condizioni in cui volano aerei e piloti. Aggiungiamo che il “Bolivar”, nel 2008, non era ancora dotato dei sistemi di registrazione delle posizioni radar, una strumentazione di base, oggi come oggi. E poi, si parla spesso di narcotrafficanti, su quella rotta. Sappiamo che la usano tantissimo nel traffico tra Venezuela e Colombia, ma cosa c’entra questo con gli incidenti aerei?
“Capita che alle volte i narcos mettano la droga su un volo civile e poi lo dirottino per farla scaricare dove gli fa comodo. Il pilota tante volte fa parte del gioco, i turisti vivono un momento di brivido, ma poi va tutto bene. D’altronde, di sicurezza non ce n’è molta, in quegli aeroporti e puoi imbarcare anche quello che non si dovrebbe, come la droga…”.
Questo per dire qual è la situazione dei voli, da quelle parti. Senza scomodare chissà quale mistero.