di Fabio Sanvitale direzione@calasandra.it
21 maggio 2013
Un colpo di scena nella vicenda di Denise Pipitone? Forse sì, a giudicare dai fatti delle ultime ore. Un uomo di Mazara del Vallo, Giuseppe Della Chiave, viene indicato dalla difesa di Piera Maggio, la mamma di Denise, come quello che, un quarto d’ora la scomparsa della bambina, telefonò alla madre di Anna Corona, Antonietta Lo Cicero. Telefonò con Denise in braccio.
Riepiloghiamo rapidamente i fatti: Denise Pipitone sparisce davanti casa sua il 1 settembre 2004, in via Domenico la Bruna, 6. E’ quasi mezzogiorno. La madre di Denise, Piera Maggio, ha in quel momento una relazione con Pietro Pulizzi, a causa della quale lui si è separato dalla moglie, Anna Corona. L’accusa per la Corona e sua figlia Jessica è quella di aver rapito la piccola Denise come vendetta verso la donna che aveva distrutto la loro famiglia: Piera Maggio, appunto.
Alle 12.17 del giorno del rapimento (risulta dai tabulati telefonici) parte una telefonata da un magazzino di via Rieti, a Mazara, dove si costruiscono cassette per il pesce. Dall’altra parte risponde la madre della Corona. L’avvocato Frazzitta, che difende la Maggio, compie indagini difensive andando nel magazzino e parla con uno degli operai che lavorava lì 9 anni fa, Battista Della Chiave, sordomuto, 74 anni. In realtà l’avvocato, quando va, sa già che nella stessa strada, poco oltre, abita il nipote di Battista, Giuseppe Della Chiave, compagno dell’allora migliore amica della Corona, Loredana Genna. Quindi Frazzitta ha fatto due più due e vuole sapere da Battista se quel giorno è stato suo nipote Giuseppe a chiamare la Corona, una cosa che potrebbe avere rilevanza per le indagini, ma potrebbe anche non significare nulla. In realtà scopre molto, molto di più. Nel linguaggio dei segni Battista gli spiega che non solo Giuseppe ha fatto quella chiamata delle 12.17, l’unica da lui mai fatta da quel magazzino, ma che quel giorno aveva una bambina in braccio, che riconosce in Denise.
E questo, se fosse vero, cambierebbe di molto tutta questa storia. Perché ovviamente la faccenda della telefonata era già stata esaminata dagli investigatori, all’epoca: solo che la Lo Cicero attribuiva la telefonata alla figlia, Anna Corona, che l’avrebbe chiamata per dirle che era successo qualcosa a casa di Denise. E già era stata un’affermazione gravissima, perché, se fosse vero, come avrebbe fatto la Corona a sapere che era successo qualcosa di grave solo un quarto d’ora dopo, quando non lo sapeva ancora nessuno?
Via Rieti è una strada periferica che collega il mare con una zona interna ed agricola della città. Ci si affacciano villette coi muretti bianchi ed i mattoni in cotto, nei cui giardini stanno le palme ed i pini marittimi ed altre meno eleganti, i cui cancelli lasciano intravedere orti, pozzi ed uliveti. Circa a metà c’è una ditta che fa imballaggi per prodotti ittici e più avanti, sulla sinistra, abita Giuseppe Della Chiave.
Lui, comunque, nega tutto. Nega che suo zio capisca il linguaggio dei segni e si sia potuto esprimere in quel modo; dice che ha iniziato la sua relazione con Loredana dopo il 2004. Nega che lo zio all’epoca lavorasse nel magazzino.
A parte questo – ovvio che Giuseppe Della Chiave neghi – ciò che afferma Battista è gravissimo, perché implicherebbe che suo nipote è autore materiale del sequestro e che, per evitare di farsi scoprire, avrebbe chiamato dal magazzino e non da casa sua. E avrebbe inscenato una triangolazione telefonica tramite, appunto, il magazzino e la Lo Cicero, per non farsi scoprire. Vi ricordiamo che alcuni mesi più tardi, il 24 novembre dello stesso anno, fu intercettata una conversazione in cui due uomini parlavano tra loro, nei pressi del motorino di Jessica. Parlavano di Denise e di un certo Peppe, che doveva “portarla fuori”.
Peppe e Giuseppe Della Chiave sono la stessa persona?
Ma i PM del processo in corso a Marsala (contro Jessica ed il suo fidanzato di allora, Gaspare Ghaleb) non credono molto a queste novità. Non gli danno un gran peso. Di Peppe ce ne sono tanti e probabilmente per loro le dichiarazioni a scoppio ritardato di Battista Della Chiave sono poco credibili. D’altronde, come si può riconoscere una bambina in fotografia nove anni dopo? E se l’aveva riconosciuta già allora, possibile che Battista non l’abbia fatto capire a nessuno che aveva un sospetto? In tutto questo tempo?
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