di Fabio Sanvitale
In attesa dell’esito degli esami tossicologici, restano solo poche certezze e molte ipotesi sulla morte di Federica Mangiapelo. A quattro giorni dal ritrovamento del cadavere sulla sabbia del lago di Bracciano, proviamo ad fissare le une e le altre.
I dati certi sono: Federica, 16 anni, la sera del 1° novembre era uscita per pub col suo fidanzato, Marco Di Muro, 23 anni. E’ una notte fredda, una notte di pioggia. Federica e Marco a fine serata litigano, lui invece di riaccompagnarla a casa la lascia nei pressi della Piazzetta del Molo (o del supermercato). Federica muore verso le 4 del mattino sulla spiaggia di Vigna di Valle, a diversi chilometri di distanza, per cause naturali. Un passante la trova alle sei, due ore più tardi: e informa i carabinieri. La trovano senza giubbotto e senza cellulare.
E ora i dubbi: a che ora lui ha lasciato lei da sola? L’una e mezzo o le due? Circolano varie versioni, attualmente. Anche mezz’ora, in una notte così, fa la differenza. In che punto esattamente l’ha lasciata? Qual è la causa della morte? Percosse no, una violenza carnale è stata esclusa dall’autopsia. E cos’ha fatto Federica tra l’una e mezzo-due e le quattro? Con chi era?
Quando il padre della ragazza si è messo alla sua ricerca erano appunto le quattro. Segno che a casa non era normale che lei stesse fuori fino a quell’ora. Federica sarebbe dovuta tornare prima; e all’ora in cui Marco l’ha lasciata avrebbe potuto farlo comunque, sorbendosi tre chilometri a piedi in pieno centro.
E’ in questo lasso di tempo che Federica ha incontrato l’assassino. Non c’è dubbio. Certo, può sembrare strano –i parenti di lei l’hanno fatto notare più volte in queste ore- che nessuno abbia visto nulla, sia in grado di segnalare nulla. Ma è anche vera un’altra cosa: non sarebbe né la prima né l’ultima volta che una persona sparisce nel nulla, senza che la comunità in cui si trova se ne accorga. Nessuno ha visto cosa accadde a Yara Gambirasio, ricordate? Per non parlare di Emanuela Orlandi o Mirella Gregori: vaghi avvistamenti di loro che parlano con qualcuno, ma niente che abbia condotto mai a chi se le portò via. E successe nel centro di Roma. E dunque è perfettamente possibile che accada anche in un paese di diciottomila abitanti come Anguillara Sabazia, senza che nessuno veda nulla. Tuttavia, una cosa è sicura: il colpevole è comunque lì, in quella comunità. Non si viene da Roma, da Latina o da Rieti per fare del male a qualcuno di Anguillara.
Federica, d’altronde, non appare davvero come il tipo che si sarebbe avventurato fin sul lago, di notte, da sola: deve essersi fidata della persona sbagliata. Dal luogo dell’ultimo avvistamento a quello del ritrovamento ci sono circa quattro chilometri e mezzo, vale a dire dieci minuti in auto. E’ spuntato fuori un teste, una persona che alle tre l’avrebbe vista sul lungolago, da sola: ma il teste dev’essere necessariamente un’automobilista e l’avvistamento è avvenuto di notte. Oltre al fatto che, passando in auto, si può sostenere al massimo di avere visto qualcuno che assomiglia, non che sia identico. Quindi teniamo questa testimonianza sullo sfondo, anche perché riporterebbe alla domanda di prima: e che ci faceva in giro da sola?
Le luci rimangono inevitabilmente accese su Marco Di Muro, giocoforza: fa il cameriere, ha 23 anni, è di La Storta, una zona agricola sulla via Formellese, vicino alla Cassia e all’Olgiata. Ora Rosella e Luigi, i genitori di Federica, dicono che Marco è stato denunciato per maltrattamenti, la scorsa estate, che era troppo geloso, forse violento: ma siccome questa denuncia non risulta agli atti, siccome i carabinieri non ne confermano l’esistenza, potrebbe essere stata solo verbale , potrebbe per questo non avere avuto seguito. Resta strano anche il motivo per cui, lite o non lite, non l’abbia riaccompagnata comunque a casa, anche se potrebbe essere stata una richiesta di lei.
In attesa degli esami tossicologici, che tra due settimane ci diranno se nelle vene di Federica c’era qualcosa di strano, e di quelli sul traffico telefonico, resta –lo ripetiamo- un punto fermo.
L’assassino è lì, in paese. E aspetta di sapere che accadrà.
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