di Valentina Magrin
“La ragazzina fu strangolata con una cintura larga circa due centimetri e mezzo che ha lasciato un solco sul collo. La morte sopraggiunse in due-tre minuti per asfissia”. Sono queste le parole del medico legale Luigi Strada, pronunciate ieri al tribunale di Taranto nel corso della diciannovesima udienza del processo per l’omicidio di Sarah Scazzi. Luigi Strada è proprio il medico che fece l’autopsia sul corpo della povera ragazzina uccisa il 26 agosto 2010.
Sarah quindi, secondo Strada, non sarebbe stata strozzata con una corda, come continua a sostenere Michele Misseri autoaccusandosi dell’omicidio. Ma se la morte è stata provocata da una cintura intorno al collo – c’è da chiedersi – quali sarebbero state le dinamiche scatenanti? In altre parole, quale potrebbero essere state le circostanze in cui è maturato il delitto? Ancora una volta il pensiero va alle due principali imputate, Sabrina Misseri e Cosima Serrano.
Ieri, però, è anche stata la volta di Valentina Misseri, la figlia maggiore di Cosima e Michele, che ha ribadito la sua convinzione sull’innocenza della sorella: “Sabrina si arrabbiava se Sarah aveva atteggiamenti troppo affettuosi nei confronti di Ivano Russo in pubblico, ma solo perché voleva proteggerla e non perché era gelosa. La gente è maligna e certi atteggiamenti potevano essere equivocati”. Il movente ipotizzato dalla Procura, la gelosia nei confronti di Ivano Russo, per Valentina Misseri è dunque totalmente inconsistente.
La cugina di Sarah ha anche ricordato che “Zia Concetta (la mamma di Sarah, ndr) aveva sospetti anche su suo marito perché aveva già avuto guai con la giustizia e qualcuno, per ripicca o per vendetta, poteva avercela con lui a San Pancrazio Salentino”. Infine, Valentina ha dichiarato di non aver mai avuto sospetti su suo padre, fino alla sua confessione nella notte tra il 6 e il 7 ottobre 2010: “Se io avessi avuto subito dei sospetti su papà, con tante domande l’avrei fatto crollare”.
Invece Michele Misseri crollerà solo sotto interrogatorio da parte dei carabinieri: dichiarerà di aver fatto tutto da solo, di aver ucciso Sarah nel garage, di aver portato via il cadavere, di averlo profanato sotto un albero di fico e infine di averlo nascosto nel pozzo di contrada Mosca, a pochi chilometri da Avetrana. Ma questa sarà solo la prima di una lunga serie di versioni fornite dallo zio di Sarah, che contribuirà a renderlo inattendibile e a far puntare lo sguardo altrove.