di Valentina Magrin
Lunedì è stata finalmente aperta la tomba di Enrico “Renatino” De Pedis, il boss della banda Magliana sepolto nella basilica di Sant’Apollinare nel pieno centro di Roma. All’interno della cripta il suo cadavere era ancora in buone condizioni, tanto che è stato possibile prendergli le impronte digitali per accertarsi della sua identità.
Di Emanuela Orlandi (scomparsa a pochi metri dalla basilica di Sant’Apollinare il 22 giugno 1983) però, com’era prevedibile, nessuna traccia: «è un passo importante – ha commentato Pietro Orlandi, fratello di Emanuela – almeno per togliere ogni dubbio. Era doveroso fare un’ispezione nella basilica di Sant’Apollinare per mettere un punto a questa ipotesi. Non ho mai creduto che Emanuela potesse trovarsi nella basilica e non lo credo tutt’ora. Se ci sono ossa più recenti, verranno analizzate, ma solo per togliere un dubbio».
Polizia scientifica e archeologi forensi stanno infatti analizzando circa 200 cassette contenenti resti umani risalenti ad epoca pre-napoleonica e conservate nell’ossario della basilica, allo scopo di escludere totalmente la presenza di resti della quindicenne cittadina vaticana. Gli investigatori della polizia scientifica e gli esperti del laboratorio Labanof stanno facendo anche delle verifiche per stabilire se dietro una parete ci possano essere intercapedini con altre nicchie nascoste. I risultati si avranno tra la fine di giugno e gli inizi di luglio, dopodiché, salvo colpi di scena, l’inchiesta verrà chiusa.
Tra le cinque persone ad oggi indagate per l’omicidio di Emanuela Orlandi ricordiamo: Sergio Virtù, autista di De Pedis, Angelo Cassani, detto “Ciletto”, Gianfranco Cerboni, detto “Gigetto”, tutti in qualche modo collegati alla banda della Magliana, e Sabrina Minardi, ex amante di De Pedis e supertestimone che ha ricollegato la sparizione della ragazza proprio alla banda della Magliana.
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