di Andrea Minotti
Oggi si svolge il quinto giorno per il processo ad Anders Behring Breivik che, interrogato, si descrive come una persona “gradevole e sensibile”, a tal punto che ha impiegato degli anni ad assumere il controllo delle sue emozioni. Il suo addestramento inizia nel 2006, in previsione della strage poi avvenuta in Norvegia nel 2011. Le affermazioni dell’uomo sono sconcertanti. Secondo il killer, si devono sceglie tattiche e strategie specifiche per poter deumanizzare il nemico da annientare. Ammette anche che, senza lo studio accurato di un piano, non sarebbe riuscito a fare ciò che ha fatto.
Breivik spiega dettagliatamente com’è riuscito ad acquistare la freddezza che gli ha dato la possibilità di compiere il suo folle piano. Si dichiara ancora una volta capace d’intendere e di volere, afferma che sa cosa ha scatenato, comprende la sofferenza dei parenti delle vittime, ma non poteva fare altrimenti. Finito di spiegare il tutto, l’uomo se la prende con i media del mondo intero, non solo con quelli norvegesi, perché hanno mandato in onda i filmati dei massacri con la dovuta censura.
Oggi è l’udienza più dura per i parenti delle vittime, dato che Breivik deve descrivere l’uccisione, di ogni vittima, e per sensibilità, la presidente del collegio, Wenche Elizabeth Arntzen, dà la possibilità a tutti i presenti di poter uscire dall’aula del processo, in qualunque momento lo desiderino.