di Alessandro Feri, Paolo Cochi, Master Evo
Luca è un cameriere di San Casciano con l’hobby della ricerca di funghi. Lunedì 9 settembre 1985, dopo pranzo, sta cercando qualche fungo nella zona degli Scopeti, un territorio boschivo fra San Casciano e Tavarnuzze. Luca fruga sotto un cespuglio in una piazzola che odora “di morto”, ma invece di imbattersi in qualcosa di commestibile fa una scoperta agghiacciante: coperto da bidoni di vernice c’è il cadavere di un uomo. Luca Santucci è comprensibilmente sconvolto: ha appena scoperto l’ottavo ed ultimo delitto del mostro di Firenze!
La scena del crimine è tremenda: oltre al cadavere di un uomo che giace (come nascosto) sotto dei bidoni, c’è a qualche metro di distanza una tenda con all’interno una donna mutilata al pube e al seno sinistro; accanto alla canadese è presente una macchina Golf con all’interno un seggiolino di un bambino e due spighe di granturco.
Le vittime sono due francesi in vacanza in Italia (Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili), due poveri turisti che hanno trovato una morte orribile fra le “dolci colline di sangue”. Il mostro di Firenze ha colpito ancora, la dannata calibro 22 ha sparato per l’ultima volta. Le tracce di sangue e le lesioni sul cadavere fanno ipotizzare agli inquirenti che la vittima maschile abbia tentato una fuga: il mostro avrebbe sparato ai due francesi dentro la tenda, ma il ragazzo è uscito dalla canadese ed é fuggito per qualche metro.
Non possiamo intuire a che velocità il 25enne francese, praticante di atletica, sia riuscito a percorrere quei pochi metri, visto che aveva delle ferite importanti. Ciò che è certo è che il mostro è costretto ad usare il coltello per “finire” l’agonia di Jean Michel: infatti il disperato tentativo di fuga della vittima è stoppato dal mostro stesso che, raggiunto il francese, lo colpisce mortalmente con una lama alla gola.
Il mostro è verosimilmente entrato in uno “step” successivo di follia, ancora più orrendo. “Il Cicci”, oltre all’escissione del pube, pratica per la seconda volta consecutiva l’asportazione del seno della vittima femminile. Ma forse, in questo caso, il mostro va persino oltre: “plasma” appositamente la scena del crimine per un obiettivo ben preciso, ovverosia ritardare la scoperta dei cadaveri. La criminologia definisce “staging” una volontaria alterazione della scena del delitto da parte dell’assassino.
Come mai il mostro si “prende cura” di coprire, anche se non perfettamente, il cadavere della vittima maschile francese sotto dei bidoni dopo averlo buttato in mezzo ai cespugli? Perché il cadavere della vittima femminile viene trovato dentro la tenda, quando sarebbe stato sicuramente più comodo lasciarlo fuori da essa nel caso (come ritiene il blogger-perito Henry62) che il mostro abbia praticato le escissioni fuori dalla canadese? A cosa serve lo squarcio, presente superficialmente sul telo esterno della tenda, apparentemente privo di qualsiasi funzione?
Quel taglio rimane un mistero: il mostro lo ha forse praticato prima di uccidere per spaventare gli occupanti della tenda, un po’ come faceva Freddy Krueger, il protagonista malvagio di Nightmare? Un’ipotesi “cinematografica” (suggestiva ma poco praticabile), maggiormente realistico che lo squarcio possa essere il frutto di un’idea abortita del mostro di crearsi uno spazio per reinserire il corpo della vittima femminile nella tenda, una volta estrattolo per le escissioni. Più comprensibile sembra invece essere la ragione per la quale il mostro sceglie di celare (per quanto possibile) i corpi delle vittime: chi uccide potrebbe voler ritardare il più a lungo possibile la scoperta dei cadaveri. Questa ipotesi nasce dalla scelta del mostro di inviare all’ex inquirente del caso Silvia Della Monica una busta con un lembo di seno della vittima francese. La busta verrà aperta poco dopo la scoperta dei cadaveri: se il mostro avesse dunque voluto beffare gli inquirenti e la società intera con un messaggio del tipo “ho ucciso ancora… ma voi non sapete chi!” ci sarebbe quasi riuscito.
Ma lasciamo da parte il messaggio alla Della Monica, che merita di essere trattato più approfonditamente in un altro capitolo e passiamo all’interrogativo che l’ultimo duplice omicidio del mostro lascia tutt’oggi. Quando è stato commesso il delitto? Il Dottor Maurri, medico che nell’85 esamina i cadaveri, è incerto: il delitto può essere avvenuto la sera/notte fra sabato 7 e domenica 8, oppure la sera/notte successiva ovverosia fra domenica 8 e lunedì 9. Il medico, dopo aver studiato varie casistiche di rigor mortis ed espresso considerazioni tecniche, tende però a considerare più probabile la sera/notte fra domenica 8 e lunedì 9 come periodo temporale dell’omicidio. Infatti, secondo Maurri, se i cadaveri fossero stati presenti sul posto fin dalla sera/notte a cavallo fra il sabato e la domenica sarebbe stato presumibile l’intervento di fauna di piccola-media taglia sui corpi, ma così non è stato. Il medico si sbilancia però in termini probabilistici, non di assoluta o parziale certezza. Essendoci almeno 24 ore di incertezza diventa pura utopia anche solo stabilire l’ora esatta della morte. Fatto sta che la data ufficiale dell’omicidio diventerà, fin da subito, domenica 8 settembre 1985. Allo stesso tempo nasce una forte “corrente di pensiero”, meno ufficiale ma più ufficiosa, che colloca il delitto nella sera/notte fra il sabato e la domenica. Infatti l’equipe di criminologi capitanata dal professor De Fazio indica nella notte fra sabato 7 e domenica 8 il periodo temporale del delitto, e lo scrive esplicitamente in una perizia avente lo scopo di tracciare un profilo dell’assassino. La tesi che il delitto non possa essere avvenuto nella sera/notte a cavallo fra domenica e lunedì è avvalorata anche dal fatto che la vittima femminile aveva previsto il suo rientro in Francia (nei pressi di Montbéliard, 750 km circa da Firenze) per domenica sera o al massimo lunedì mattina, così da accompagnare una figlia a scuola. Inoltre il programma di viaggio delle vittime avrebbe previsto anche una tappa a Bologna (verosimilmente rientrando in Francia) per motivi lavorativi: la donna francese aveva infatti un negozio di scarpe e, nel capoluogo emiliano, c’era una mostra di calzatura che la interessava. Quando sarebbe andata allora la coppia a Bologna se la domenica sera si trovava ancora nella piazzola degli Scopeti, visto che è certo che i due non si sono mai recati nel capoluogo emiliano?
Un’altra questione spinosa e controversa da valutare per stabilire la data del delitto sono le testimonianze. Lasciando da parte le testimonianze “a scoppio ritardato” e processuali che caratterizzeranno i processi ai compagni di merende, bisogna fare una considerazione fondamentale sulle testimonianze verbalizzate subito dopo il delitto. Alcune persone affermano di aver visto la coppia francese nelle vicinanze del delitto durante la giornata di domenica: queste testimonianze possono essere considerate “viziate” in partenza per una disattenzione investigativa. Infatti, scoperto il delitto, tutti i mass-media diffusero la foto del passaporto della vittima francese dove la donna aveva i capelli molto corti; in realtà, quando fu uccisa, Nadine aveva i capelli lunghi, di certo non “alla maschietto” come nel passaporto. E’ dunque pacifico che le testimonianze, alcune verbalizzate, dove si afferma di aver visto la vittima con i capelli corti si riferiscono ad un’altra persona, o quantomeno è altissimo il rischio che il teste si sia fatto ingannare dalla diffusione della foto del passaporto. Recentemente l’avvocato Vieri Adriani, legale italiano di parte civile di alcuni familiari delle vittime, ha ricostruito il viaggio della coppia francese tramite gli scontrini (autostradali e fiscali) che la vittima femminile era solita conservare durante i soggiorni all’estero. I francesi, arrivati in Toscana, si sono fermati nelle seguenti località: Forte dei Marmi, Tirrenia, Pisa e l’ultima drammatica sosta a San Casciano. Un resoconto oggettivo che rende impossibile, senza se e senza ma, la sosta dei due a Monte Morello, dove sarebbero stati avvistati da una guardia forestale.
Sull’improbabilità che il delitto sia stato commesso la sera/notte di domenica 8 settembre 1985, esiste poi una perizia, redatta dal medico-entomologo professor Introna. L’entomologo, osservando le fotografie dell’epoca sul cadavere della donna, stabilisce la presenza di una tipologia di larve di mosca; larve che non potevano essere così sviluppate, se il delitto fosse realmente avvenuto la sera/notte precedente la scoperta dei cadaveri. Secondo un punto di vista “scientifico” il delitto sarebbe dunque avvenuto sicuramente prima della sera/notte dell’8 settembre, in un ipotetico notevole lasso di tempo che va dal pomeriggio/sera di venerdì 6 settembre (arrivo dei francesi a Scopeti) alla mattinata di domenica 8 settembre. Questo è il risultato che ricaviamo dalla seguente affermazione di Introna: “….i dati entomologici indicano un’epoca di morte minima di circa 36 ore dal rilievo fotografico…”.
Aldilà delle riflessioni sulla datazione del delitto, l’ultimo omicidio del mostro appare estremamente anomalo sotto vari aspetti. Il mostro cambia per la prima volta una delle sue tante “firme”; infatti l’azione omicida non è più verso un automezzo bensì verso una tenda. Che il mostro sia diventato più pavido? Oppure voleva semplicemente uccidere degli stranieri che, essendo meno velocemente rintracciabili, potevano favorire il suo piano omicida di mandare il lembo di seno “via posta” prima che il delitto venisse scoperto? Domande alle quali è impossibile rispondere, ciò che è certo è che da quel mostruoso scempio commesso agli Scopeti la calibro 22 con firma bossoli Winchester serie h non tornerà più a farsi viva.
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