Serena Mollicone, 18 anni, scompare da Arce, in provincia di Frosinone, il 1 giugno del 2001. Sono le 7.30 del mattino, Serena esce di casa e va a prendere un autobus: quel giorno non deve andare a scuola, ma all’ospedale di Isola del Liri per fare un’ortopanoramica. Terminata la visita, intorno alle 9.30, di lei si perdono le tracce. Qualcuno la vede nei pressi della stazione ferroviaria di Isola del Liri mentre acquista delle pizzette all’interno di una panetteria, ma nessuno è in grado di fornire elementi certi per ricostruire i suoi spostamenti. La sera il padre Guglielmo, non vedendola rientrare, dà l’allarme.
Il 3 giugno due volontari della Protezione Civile trovano il cadavere di Serena nel bosco di Anitrella. Il corpo giace supino, ha la braccia dietro la schiena e gambe e polsi legati insieme con nastro adesivo e filo spinato. La testa è avvolta in una busta di plastica fissata al collo della ragazza con del nastro adesivo. Il cadavere è legato a un arbusto con del filo di ferro. A qualche metro di distanza c’è la tesina alla quale Serena stava lavorando, ma lo zainetto che la ragazza aveva con sé non verrà mai ritrovato. L’autopsia stabilirà che Serena è morta per asfissia meccanica: una morte atroce, un’agonia durata parecchie ore. Inoltre a Serena prima di morire è stato inferto un violento colpo al sopracciglio sinistro con un bastone o una paletta di ferro, che le ha provocato una frattura e un’emorragia. Ma l’aggressione, molto probabilmente, è avvenuta in un posto diverso dal boschetto dove poi l’assassino si è sbarazzato del cadavere.
LE INDAGINI: Le indagini si rivelano fin da subito complicate. Sul luogo del ritrovamento del corpo vengono trovate alcune tracce, ma nessuna di esse è riconducibile a persone note alle forze dell’ordine. In un primo momento, come è ovvio che sia, l’attenzione si rivolge alla stretta cerchia di conoscenze della diciottenne: viene interrogato il fidanzato, ma da subito tutti gli occhi sono puntati su Guglielmo Mollicone, il padre di Serena. L’uomo il giorno del funerale della figlia viene prelevato dalla chiesa di Arce e condotto in caserma. È successo un fatto strano: il cellulare di Serena, sparito con la ragazza, è ricomparso all’interno di un cassetto di casa. Chi, se non il padre, può averlo rimesso lì? Ma ben presto ci si rende conto che questa pista è sbagliata e i dubbi intorno a Guglielmo Mollicone si sgretolano.
Il 6 febbraio 2003, a quasi due anni dall’omicidio, viene arrestato Carmine Belli, un carrozziere di 38 anni. Nella sua officina viene trovato un bigliettino di Serena in cui è appuntata la data di una visita medica. Inoltre il nastro adesivo da lui utilizzato è compatibile con quello adoperato per legare mani e piedi della ragazza. Carmine Belli, secondo l’accusa, avrebbe ucciso Serena, colpevole di aver rifiutato le sue avances.
Nel corso del processo però, emergono una serie di elementi a favore del carrozziere: innanzitutto sulla sua auto non viene trovata alcuna traccia di sangue. Secondo la ricostruzione dell’UACV, poi, il Belli avrebbe ucciso Serena la mattina del 1 giugno 2001, ma viene dimostrato che la ragazza all’ora di pranzo era tornata a casa e si era cambiata la maglietta, quindi sicuramente è stata uccisa più tardi. Ma per le ore successive l’accusato ha un alibi solido. Infine, nessuna delle tracce trovate nel boschetto di Anitrella appartiene al Belli, che il 6 ottobre 2006 viene assolto in Cassazione, dopo che analoga sentenza era stata pronunciata sia in primo che in secondo grado.
Le indagini su questo omicidio sembrano brancolare nel buio fino all’11 aprile 2008, quando Santino Tuzzi, un brigadiere dei carabinieri, viene trovato morto nei pressi del fiume Liri, a pochi chilometri da Arce. Si tratta di suicidio, dovuto molto probabilmente a motivi familiari. Ma Tuzzi nel 2001 prestava servizio proprio ad Arce e aveva quindi partecipato alle prime fasi dell’indagine per la morte di Serena. Nei giorni precedenti la sua morte, Tuzzi era stato sentito come persona informata sui fatti. Pare che sapesse qualcosa di scottante, come ad esempio chi aveva rimesso il cellulare di Serena nel cassetto di casa.
Con la morte del brigadiere, forse, si dissolve una buona possibilità di assicurare alla giustizia il vero assassino di Serena.
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