E’ trascorsa una settimana dal ritrovamento del corpo di Yara Gambirasio in quell’anonimo campo di Chignolo d’Isola e ancora – perché è troppo presto, sembra – non c’è il nome del colpevole. O dei colpevoli. Non c’è un indagato, di fatto. Nemmeno un sospettato. Forse ci sono quei dieci sospettati, i cui dna sono stati isolati dagli inquirenti. O forse gli inquirenti sono ad una svolta, stanno semplicemente lavorando in silenzio e, dunque, non ci sarebbero fonti ufficiali.
Ma intanto che cosa accade? Quali sono le domande che il pubblico, i cittadini, l’Italia che segue il caso, si fanno?
Eccone alcune. E’ possibile, si chiedono in molti, che quel 26 novembre 2010 nessuno abbia notato niente in qualcuno? E’ possibile che nessuno abbia notato un amico-un parente-un conoscente in uno strano ritardo, o particolarmente trafelato, magari nervoso, agitato, o forse in condizioni visibilmente strane? O magari con gli abiti non puliti, sciupati?
Se è vero che si tratta di una persona del posto, che conosceva il campo di Chignolo e sapeva la strada per raggiungerlo, é davvero possibile che tutti i cittadini di questa zona, all’indomani della morte di Yara Gambirasio, si sono comportati normalmente nella loro quotidianità o almeno uno di loro, per caso, si è dimostrato “diverso”?
Diverso durante le ricerche, diverso al bar, diverso in famiglia, diverso sul luogo di lavoro, diverso quando legge il quotidiano accanto ai compaesani, diverso quando guarda la televisione, diverso nei confronti della famiglia della vittima, diverso quando in paese tutti parlano di Yara. Diverso da prima, insomma.
Una persona diversa dopo quel 26 novembre 2010.
O forse è una persona solitaria, mimetizzata da tutto e tutti? Ma quanti orchi solitari vivono nell’Isola bergamasca? E poi ci si immagina che ci si conosca un po’ tutti, a Brembate e a Chignolo, e nell’intera rete di paesini della cosiddetta Isola bergamasca.
Sono domande, e non polemiche. Domande che, magari, si fanno al bar, ma pur sempre domande fondamentali.
Eppure, in questa storia non sono mancate le testimonianze. I cittadini del posto che hanno notato qualcosa di strano l’hanno raccontato subito agli inquirenti: il furgone, le grida di una ragazza, due uomini che litigano per strada. Queste sono le testimonianze, in certi casi preziose, ma ci si chiede: proprio nessuno degli abitanti di queste zone ha notato un altro abitante strano e diverso dal solito?
Lo ripetiamo: sono domande, e non polemiche. Ma sono domande che mezza Italia, dentro di sè, si è posta.
Gli investigatori indagano a tutto campo da tre mesi, in attesa dei risultati autoptici, dell’analisi delle celle telefoniche, dell’osservazione dell’intero sistema di telecamere a circuito chiuso. Di tutta una serie di dati e indizi da intrecciare, verificare, collegare. Luoghi controllati e perquisiti, persone ascoltate e registrate. Un lavoro lunghissimo, monumentale, molto articolato e di fondamentale precisione.
Ora, a questa rete di dati, dovrebbero essere state aggiunte le multe. Le contravvenzioni stradali, che potrebbero fornire elementi fondamentali. Gli inquirenti, infatti, hanno chiesto l’elenco di tutte le multe comminate nei comuni dell’Isola Bergamasca nei giorni 25, 26 e 27 novembre 2010.
L’interesse degli inquirenti per le multe deriverebbe dall’esperienza: chi commette un reato è in genere agitato, e potrebbe commettere imprudenze o manovre azzardate nella guida e venire sanzionato, controllato.
Sperando che anche questo possa servire a trovare l’assassinio di Yara Gambirasio.