Dronego (Cuneo), 8 febbraio 2011
Uccisa da 16 coltellate all’addome nel suo appartamento di Dronero, nel cuneese: è questa la triste sorte toccata a Fatima Mostayd, una ragazza marocchina di 19 anni. Il suo corpo è stato trovato poco dopo le 17 del 7 febbraio 2011 dal fratello, un ragazzino di 16 anni: era in camera, riverso in una pozza di sangue tra la parete e il letto, completamente vestito. L’assassino, che potrebbe aver infierito con un coltello o con un cacciavite, verosimilmente conosceva la vittima, visto che nella casa non ci sono segni di effrazione. Fatima, inoltre, era stata vista in un piccolo negozio di alimentari intorno alle 16, segno che il delitto si è consumato in un arco di tempo molto ristretto. Esclusa la pista della rapina, visto che non sono stati portati via né soldi né gioielli, ed esclusa quella della violenza sessuale, visto che la ragazza era completamente vestita, è innanzitutto il movente a mancare.
Cosima e il fratellino si erano trasferiti in Piemonte poco tempo dopo che i genitori, con i quali vivevano a Marsala (Trapani), erano morti. Per un periodo i due ragazzi erano stati ospiti da un connazionale, poi avevano trovato un piccolo ma dignitoso appartamento in una delle zone più belle di Dronero, vicino al Ponte Vecchio. Fatima lavorava come operaia in una fabbrica specializzata nell’assemblaggio di biciclette, il fratello invece studia.
Gli inquirenti hanno sentito per tutta la notte un gruppo di colleghi e di connazionali di Fatima. Nelle ore successive al delitto è stato sentito anche il fratello, che però non ha potuto dare informazioni rilevanti in quanto nel pomeriggio aveva frequentato un corso professionale per parrucchieri. Si cerca anche l’arma del delitto all’interno dei cassonetti dei rifiuti della zona, ma finora non è emerso alcun elemento che possa far chiarezza sulla morte della giovane marocchina.