Non c’è miglior modo per nascondere gli affari sporchi che nello sporco, per la precisione nell’immondizia. Dal 1994 la Regione Campania è in stato di emergenza per i rifiuti e a tutt’oggi non si intravede uno spiraglio. Lo stato di emergenza è una situazione, estrema, in cui lo Stato interviene con contributi e mezzi speciali per un periodo di tempo limitato, al fine di aiutare le Regioni, le Province e i Comuni a “rientrare” nell’ordinario, cioè a provvedere da soli con i normali fondi e le normali dinamiche per fronteggiare quelli che sono i compiti normali delle amministrazioni periferiche quali, appunto, la raccolta e l’eliminazione dei rifiuti. In Campania non è così, si continua a chiedere soldi e si continua a riempire le strade di immondizia. Alcune zone hanno un concentrato di diossina nell’aria superiore a quello che ebbe Seveso in occasione dei noti avvenimenti. Vi è un aumento delle malattie tumorali, dell’inquinamento dei terreni e delle coste che fa presagire un’apocalisse prossima ventura. La lista dei rinviati a giudizio è lunga e c’è ancora tanto spazio bianco in fondo. La camorra è arrabbiata perché, con questa attenzione mediatica, non riesce più ad acquistare rifiuti radioattivi dal resto del mondo per poi buttarli nei golfi campani. Gli agricoltori sono arrabbiati perché le colture si rovinano, poi vedono arrivare i soldi per il rimborso dei mancati frutti e si rallegrano e, infine, si riprendono del tutto quando vendono la frutta e la verdura.