Tre italiani, un tunisino e un marocchino. Questi uomini sono morti nei primi giorni del 2011 nelle carceri di Saluzzo (Cuneo), Livorno, Aversa (Caserta), Siracusa e Lecce. E in termini di cifre, allarmanti cifre, si parla di un morto ogni due giorni.
È quanto sta avvenendo nelle carceri italiane dall’inizio dell’anno, secondo i dati di “Ristretti Orizzonti”: dal 1 al 10 gennaio l’osservatorio permanente dell’associazione ha registrato la morte di cinque detenuti – quattro deceduti a causa di un infarto mentre il quinto internato nell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Aversa (cfr. Opg) si è impiccato – con un’età media di 32 anni.
”I detenuti muoiono con una frequenza venti volte maggiore rispetto ai loro coetanei liberi”, afferma l’associazione sottolineando che sono diverse le cause. ”La popolazione detenuta é mediamente meno in salute di quella libera”, afferma Ristretti Orizzonti: “la detenzione causa di per sé un aumento dei fattori di rischio per quanto riguarda le malattie nervose, cardiocircolatorie, infettive, respiratorie; la condizione di vita nelle celle caratterizzata da sovraffollamento, precarie condizioni igieniche, sedentarietà forzata, aggiunge ulteriori elementi patogeni”.
Nel 2010, secondo l’associazione, per “cause naturali” sono morti 107 detenuti con un’eta media di 39 anni. Su 34 di queste morti é stata avviata un’inchiesta giudiziaria, con ipotesi di reato di varia gravità (dalla omissione di atti d’ufficio, fino all’omicidio colposo) a carico di operatori sanitari e penitenziari ma finora solo 7 procedimenti si sono conclusi e tutti con un ‘non luogo a procedere’.