di Valentina Magrin
12 NOVEMBRE 2010: Testimonia Salvatore Volponi: conferma i fatti che ha sempre sostenuto.
Raniero Busco parla della notte tra il 7 e l’8 agosto 1990: “Vnnero a casa i poliziotti che mi portarono in questura per essere interrogato. Mi dissero della morte di Simonetta, mi misero davanti agli occhi le foto del cadavere, fecero pressioni psicologiche, mi schiaffeggiarono anche. Non li denunciai mai perché pensai che era prassi degli inquirenti comportarsi così. Scoprii nel 2005 che non fu messo a verbale quanto dichiarai quel giorno”.
Federica Mondani, legale di parte civile per Paola Cesaroni, ipotizza che il giorno dell’omicidio i fatti si siano svolti così: “Busco torna dal lavoro alle 7 del mattino, dopo aver riposato e pranzato, telefona a Simonetta che gli dice di essere al lavoro da sola. Quale migliore occasione per un incontro sessuale? Nasce un litigio forse perché Simonetta confessa di non aver preso la pillola e di aver avuto delle perdite di sangue, magari paventando l’ipotesi di una gravidanza. Uno come Busco, che dice di essersi arrabbiato con i vicini per futili motivi, non si può arrabbiare per cose di questo genere? Lascio a voi la risposta”.
17 NOVEMBRE 2010: Sul banco dei testimoni salgono il prefetto Nicola Cavaliere, ex capo della Squadra mobile di Roma, e il questore Antonino Del Greco, ex capo della sezione omicidi della Squadra mobile. Entrambi furono tra i primi a giungere in via Poma il giorno dell’assassinio di Simonetta Cesaroni. Cavaliere sottolinea la strana assenza di sangue sulla scena del delitto, come se il luogo fosse stato ripulito prima della scoperta del cadavere. A proposito del comportamento dei portieri dello stabile, ricorda: ”Inizialmente decidemmo di verificare se quel giorno qualcuno avesse visto transitare in quel condominio persone diverse da quelle usuali. La coppia di portieri ci escluse la presenza di estranei; tranne quando qualche giorno dopo il portiere disse al pm e la moglie confermò di aver visto un geometra che lavorava al primo piano uscire con un fagotto sottobraccio. Ma quel geometra verificammo che era in Turchia. La sensazione fu che i due si fossero accordati”.
A proposito dell’alibi di Raniero Busco, Cavaliere e Del Greco affermano che inizialmente non c’era alcun sospetto su di lui e il suo alibi pareva confermato. Busco veniva considerato un tassello importante solo al fine di ricostruire la vita di Simonetta Cesaroni, le sue abitudini e le sue frequentazioni.
29 NOVEMBRE 2010: Viene ascoltato Alessandro Biancini, un vicino di casa della famiglia Busco, che dice di non ricordare nulla di quel 7 agosto 1990. Secondo la testimonianza di sua madre, invece, Biancini quel pomeriggio era con Raniero Busco nel garage-officina di quest’ultimo.
Viene ascoltato Giampiero Marsi, un giornalista di una radio privata, che ricorda un’intervista fatta a Busco nel settembre 1990, nel corso della quale l’imputato sosteneva di essere stato nel garage di casa il pomeriggio del delitto.
Il Presidente della Terza Corte D’Assise, Evelina Canale, dichiara la fine dell’istruttoria. La sentenza è prevista entro fine gennaio 2011.
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GIALLO DI VIA POMA: LA CRONOLOGIA DEL PROCESSO A RANIERO BUSCO