Vico II Verdi, via Deledda e contrada Mosca sono i tre luoghi-simbolo del delitto di Sarah Scazzi ad Avetrana. Sono, nell’ordine, la casa di Sarah Scazzi; la casa della famiglia Misseri (dimora dei due presunti assassini e scena del delitto); il pozzo dove è stato occultato il cadavere di Sarah Scazzi.
Tre immagini ben sedimentate nell’immaginario collettivo di chi ha seguito e si è occupato della storia di Sarah. Luoghi che dovrebbero far riflettere in silenzio, con un silenzio composto e rispettoso.
Eppure, Vico II Verdi, via Deledda e contrada Mosca sono diventati anche meta di quello che è stato definito il “turismo dell’orrore”.
La foto davanti al garage dove è stata uccisa Sarah, il video girato attorno al pozzo-cisterna di contrada Mosca, l’assidua sosta di fronte al cancello di casa Misseri, gli autobus organizzati e partiti anche da molto lontano per visitare Avetrana.
Il tour dell’orrore, alimentato in particolar modo dall’insistenza mediatica sul caso, è un fenomeno allarmante e inaccettabile.
Anche se un’ordinanza del sindaco ha messo fino a questo pellegrinaggio di curiosi, proibendo definitivamente il flusso di gente nelle “zone calde” della storia, una riflessione più profonda su questo assurdo modo di “invadere la tragedia dell’Altro” sarebbe d’obbligo.
SARAH SCAZZI, IL GIALLO DI AVETRANA