È lunedì 2 marzo 1998.
Natascha Kampusch è una bambina austriaca di 10 anni. Abita in un distretto di Vienna insieme alla madre Brigitta, separata dal marito.
La mattina di quel lunedì, Natascha esce di casa per andare a piedi a scuola.
Quel giorno, nella sua cartella, c’è anche il suo passaporto. Particolare che si rivelerà prezioso anni più tardi.
Natascha non arriverà mai a scuola. La madre Brigitta, non vedendola ancora tornare e avendo aspettato tutto il giorno il suo rientro, dà l’allarme. Nelle ore immediatamente successive l’operazione di polizia sarà massiccia: un centinaio di agenti, le ricerche con gli elicotteri, gli appelli sui quotidiani, in televisione e in radio, le locandine appese ovunque.
L’indagine non esclude nessuna ipotesi, dalla violenza di un maniaco alla fuga volontaria della bambina.
Si pensa subito a una fuga di Natascha in Ungheria, destinazione possibile per due motivi: in Ungheria, in una casa di campagna di proprietà del padre, Natascha Kampusch ha trascorso il fine settimana precedente la sua scomparsa e con sé, nella sua cartella, ha il proprio passaporto.
Ma di lei nessuna traccia, né in Austria né in Ungheria. Natascha Kampusch è scomparsa nel nulla. In circostanze molto misteriose.
NATASCHA KAMPUSCH, ORRORE IN AUSTRIA
“NATASCHA. OTTO ANNI CON L’ORCO”, UN LIBRO RICOSTRUISCE LA STORIA DI NATASCHA KAMPUSCH