Chiavari, 6 maggio 1996.
Tuttora l’assassinio di Nada Cella è un delitto insoluto. Un cosiddetto cold case.
Nada Cella, 25 anni, viene ritrovata massacrata il 6 maggio 1996 nello studio del commercialista per il quale lavorava come segretaria in via Marsala, nel pieno centro di Chiavari (Genova), un’importante città turistica della riviera ligure di Levante.
Una pozza di sangue. La testa fracassata. Una ragazza massacrata. Nada Cella.
Il cadavere della segretaria verrà ritrovato accanto alla sua scrivania. L’arma del delitto, un corpo contundente, non verrà mai ritrovata.
Nada Cella era solita arrivare al lavoro in bicicletta e aprire lo studio intorno alle 9 del mattino. Quel 6 maggio 1996 i vicini dello studio non hanno sentito né rumori né urla sospette. Subito si è esclusa l’ipotesi della rapina perché dai rilievi sulla scena del crimine non è risultato mancare niente.
A scoprire il corpo è stato Marco Soracco, all’epoca 34 anni, il suo datore di lavoro. Nada Cella era in gravissime condizioni, agonizzante ma ancora viva. Morirà sei ore dopo, intorno alle 15, nel reparto di rianimazione dell’Ospedale di Genova senza aver mai ripreso conoscenza.
Originaria di Rezzoaglio, piccolo paese dell’entroterra di Chiavari, Nada Cella era una ragazza irreprensibile, un po’ riservata, che si divideva tra casa, lavoro, amiche e palestra. Era impiegata come segretaria da 4 anni nello studio dove è stata ritrovata cadavere. Dove la sua vita ha trovato un tragico epilogo.
Subito dopo il delitto, verrà indagato il datore di lavoro della Cella, Marco Soracco, ma la sua posizione verrà archiviata e il fascicolo del delitto della giovane segretaria di Chiavari rimarrà contro ignoti.
L’indagine sarà archiviata nel 1998.
Non sono mai stati individuati l’autore, l’arma del delitto e il movente. Forse potranno essere le moderne tecnologie ad aiutare a risolvere i cold case, i delitti tuttora insoluti come quello di Nada Cella. Come ha sottolineato più volte Luciano Garofano, ex Comandante dei Ris di Parma dei carabinieri: “È cresciuta oggi la possibilità di trovare tracce invisibili sul luogo del delitto grazie ad esempio alle lampade a lunghezza d’onda e all’esame del Dna che ora si può fare anche su piccole cellule, anche molto degradate”.
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