Villafranca Tirrena, 12 dicembre 1985.
Graziella Campagna viveva a Saponara, un paese alle pendici occidentali dei monti Peloritani in provincia di Messina, in Sicilia. Penultima di otto figli, cinque femmine e tre maschi, la ragazza aveva espresso il desiderio di non proseguire gli studi dopo la scuola media e di iniziare a lavorare per aiutare la famiglia. Nel 1985, in compagnia della sorella Pina, era passata davanti a una lavanderia di Villafranca Tirrena, centro del litorale non lontano da Saponara, e aveva letto un annuncio di lavoro. A luglio di quell’anno Graziella Campagna aveva cominciato a lavorare in quella lavanderia come stiratrice. Ogni mattina prendeva la corriera che la portava da Saponara a Villafranca, e la sera faceva il percorso inverso con lo stesso mezzo. Quando pioveva, la titolare della lavanderia era solita accompagnarla a casa in macchina.
Verso i primi di dicembre del 1985, mentre stava lavorando in lavanderia, Graziella Campagna aveva trovato alcuni documenti e un’agendina piena di indirizzi all’interno del taschino di una camicia che apparteneva a un cliente del negozio. Come la ragazza racconterà poi a sua madre, l’altra lavorante le aveva strappato le carte di mano per consegnarle alla titolare della lavanderia.
La camicia apparteneva all’ingegner Eugenio Cannata, assiduo cliente della lavanderia. Eugenio Cannata e il suo assistente, il geometra Giovanni Lombardo, erano persone molto conosciute a Villafranca Tirrena, dove vivevano da tre anni.
Nel tentativo di recuperare l’agendina e i documenti, Cannata aveva mandato il suo assistente nella lavanderia per poi, in un secondo tempo, recarvisi lui stesso. Ma quelle carte erano sparite.
Il 12 dicembre 1985 era una giornata fredda e piovosa. Nonostante la pioggia, la titolare della lavanderia non riaccompagnò a casa Graziella Campagna, che rimase allora in attesa della corriera. Ma quella sera, alla fermata della corriera, sarebbe sopraggiunta una vettura di grossa cilindrata che avrebbe prelevato e portata via la ragazza. Fu il fratello di Graziella, Pietro Campagna, all’epoca appuntato dei carabinieri, a ritrovare due giorni dopo il corpo della ragazza diciassettenne, trucidato con cinque colpi di lupara, nei boschi sui monti Peloritani. Un’autentica esecuzione. L’esecuzione di una ragazza innocente, Graziella Campagna, che non si può non ricordare – per il tragico epilogo della sua giovane esistenza – come una vittima della mafia.
Pietro Campagna ha raccontato che la sorella non accettava passaggi dagli sconosciuti ed era solita salire in macchina soltanto con i familiari e con la titolare della lavanderia.